Clima: troppi costi, l'Italia attacca
"Con noi altri nove Paesi Ue"

IL premier Silvio berlusconi contrattacca e torna a chiedere una proroga dei tempi per adottare il pacchetto di misure Ue contro l'inquinamento. Per il nostro Paese si tratta di un costo di 182 miliardi in dicei annim, circa 18 miliardi ogni dodici mesi. Oggi nuopvo vertice

L'Italia non si è avviata in solitaria a chiedere più tempo per l'applicazione del pacchetto sul clima. Alla vigilia del Consiglio dei ministri dell'ambiente Ue, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna in campo, dopo le polemiche di questi giorni, per difendere la posizione italiana, condivisa, sottolinea, «da altri nove stati». E accanto alla richiesta del governo di sospendere l'applicazione delle misure anti-inquinamento per almeno un anno al fine di verificarne i costi, domani in Lussemburgo l'Italia chiederà anche, come annuncia il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, di «rinegoziare il protocollo di Kyoto».
Più tempo, dice il premier, è necessario per «approfondire il tema dei costi per la riduzione dell'anidride carbonica», posizione che «è stata condivisa da altri 9 Stati». Non c'è quindi «nessun isolamento dell'Italia in Europa», come scrivono «alcuni quotidiani. Non è assolutamente vero», ribadisce il Cavaliere, sottolineando che l'intento dell'Italia è di fare in modo che «i costi vengano sostenuti in modo eguale da ciascun cittadino europeo. Altrimenti, a pagare di più sarebbero i Paesi manifatturieri». E il polverone che si è sollevato in questi giorni, altro non è che il «costume deteriore dell'opposizione», abituata «a fare polemica anche contro il proprio Paese».
E domani l'Italia non solo ribadirà la sua proposta di adottare il pacchetto europeo a dicembre, con l'inserimento di una clausola di revisione, che consenta di riesaminarlo alla luce della valutazione di impatto da effettuare nel 2009, ma chiederà anche di ridiscutere i termini del protocollo di Kyoto, su cui, sostiene Matteoli, «c'è molta timidezza, perchè si ha paura di essere accusati di non voler salvaguardare l'ambiente». Il ministro, che è stato titolare dell'Ambiente nel 2001-2006, è sicuro che sul 2009 «si troverà un'intesa», ma il problema vero sarà «la scadenza del 2012. È lì che noi dovremo lavorare - spiega - per far sì che il 2012 sia più sereno perchè altrimenti le nostre imprese allora saranno ancora più penalizzate».
L'opposizione, spiega Pierluigi Bersani, non è contraria a chiedere all'Unione Europea più flessibilità, ma chiede che il governo «non si metta di traverso» in generale sul piano per la lotta ai cambiamenti climatici. Un conto, insomma, è difendere le imprese italiane, un conto è porre veti a un pacchetto necessario e che offre anche «delle opportunità».
Dello stesso parere Francesco Rutelli, secondo il quale il governo «fa bene a negoziare condizioni che non svantaggino le nostre imprese», ma deve «raccontare tutta la verità», e cioè che il pacchetto sul clima dell'Unione europea «non contiene solo svantaggi ma anche dei vantaggi e delle opportunità per il nostro Paese», a meno che, al posto di un Paese moderno, non si voglia allineare l'Italia «ai Paesi dell'Est, con un'industria super-inquinante e ai margini della crescita economica».
È «assurdo», rincara la dose Ermete Realacci, ministro ombra dell'Ambiente, «che, invece di prendere come riferimento Paesi europei avanzati e che investono in innovazione come Germania e Francia, il premier chiami in causa e si allei con quelli dell'Est, che non brillano certo per politiche ambientali virtuose».
Le richieste dell'Italia, invece, per Prc e Pdci dimostrano che il governo «è il braccio armato di Confindustria», mentre i Verdi sono convinti che le mosse del premier vogliano solo «far saltare tutto» il piano messo a punto da Bruxelles.

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