Como, dormitorio: tempi lunghi
Landriscina in silenzio,
profughi via da Borgovico

Il consiglio comunale ha detto sì con un’accelerazione prima della pausa estiva. Ma, al netto dei mal di pancia leghisti, si profilano tempi lunghi per il dormitorio comunale.

Il sindaco Mario Landriscina ha preferito non intervenire durante il dibattito in consiglio comunale, scelta ribadita ieri e che non aiuta, di certo, ad agevolare l’avvio l’operazione. Anche l’assessore Angela Corengia che concretamente dovrebbe gestire la partita, insiste nella linea del silenzio forse nella speranza che lasciando decantare la situazione si allenti perlomeno la pressione politica.

Di fatto, ad oggi, nessun passo ufficiale dell’amministrazione è stato compiuto. Il confronto è aperto sulle possibili sedi (dall’ex Sant’Anna di via Napoleona, all’ex Sert e all’ex centro profughi di Tavernola) ma sul tavolo ancora non c’è nulla di concreto su cui discutere e toccherà probabilmente ancora una volta ai consiglieri comunali spingere concretamente affinché la macchina si metta in moto.

Chi, almeno per ora, si chiama fuori dalla partita è la Provincia: «Non intendo certo sminuire l’importanza del tema e mi auguro che il Comune di Como possa affrontarlo presto con una misura efficace - dice il presidente, Fiorenzo Bongiasca - non ci sono però immobili di proprietà della Provincia, adatti a ospitare il dormitorio». Gli unici spazi adatti sono quelli di via Borgovico (ex caserma dei Carabinieri) che Villa Saporiti ha girato in via temporanea alla Prefettura per il servizio di accoglienza ai richiedenti asilo: «La concessione era in scadenza a giugno ed è stata prorogata a novembre - continua Bongiasca - a fine anno però desideriamo tornare ad averne la piena disponibilità, dobbiamo assumere e ci servono nuovi uffici».

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