Como, il caso dormitorio
L’apertura del sindaco
«Al lavoro senza pregiudizi»

Il sindaco Mario Landriscina avvia il confronto dopo il via libera del consiglio comunale. «L’obiettivo è reinserire chi è in difficoltà. Chi è in strada però dovrà rispettare le regole»

«Il primo passo da fare è una fase di studio per avere dei numeri certi che tengano conto anche di chi è disponibile ad inserirsi in un percorso lavorativo finalizzato al reinserimento, ma anche di coloro che, invece, non accettato di aderire ad alcuna regola. È necessario misurare esattamente il fabbisogno». Sono queste le prime parole del sindaco Mario Landriscina quattro giorni dopo il voto trasversale in consiglio comunale sull’apertura di un nuovo dormitorio in città. Il primo cittadino, che ha registrato la sua maggioranza spaccata sul tema (favorevoli Forza Italia e Fratelli d’Italia, contraria la Lega Nord, astenuta la lista civica che lo sostiene), prende tempo (ammette che «i tempi non saranno brevi») e chiarisce: «È chiaro che ci sono sensibilità diverse e adesso sentiremo le associazioni che si occupano della marginalità continuando il lavoro già svolto dall’ex assessore Locatelli. L’obiettivo non deve essere quello di una struttura fine a se stessa poiché credo che il mero assistenzialismo sia giustificato solo con chi è malato, ma quello di creare dei percorsi di reinserimento, come già si è iniziato a fare per i bagni di via Vittorio Emanuele, ora si farà per piazza Martinelli e ci potranno essere altre possibilità. E qui mi rivolgo a tutti chiedendo che ciascuno faccia il suo pezzetto. Serve anche e soprattutto lavoro, non dimentichiamolo».

Il primo cittadino, che finora non si era espresso sul tema che ha tenuto banco nelle ultime due settimane, dice anche: «Alla fine bisognerà vedere quanti saranno disponibili a lavorare insieme perché non possiamo pensare che faccia tutto il Comune. Io ho l’obiettivo di avere una città sicura e questo passa anche da scuole a norma, interventi da cui non ho intenzione di togliere risorse. Ci deve essere disponibilità di luoghi, di associazioni, di lavoro. Un intervento di tutti per portare avanti una strada già intrapresa e che punta a reinserire le persone in difficoltà. Arriveremo a un punto in cui vedremo chi ci sta, al di là degli enunciati». Landriscina avverte però che «il rispetto delle regole è centrale e in questo senso va anche il regolamento di polizia locale, che entrerà in vigore a ottobre. Dovremo essere tutti concordi su soluzioni compatibili poiché il Comune non può avallare nulla al di fuori delle norme».

Ieri sulla questione è intervenuta anche l’assessore ai Servizi Sociali Angela Corengia, che ha ereditato la delega da Alessandra Locatelli, promossa ministro a Disabilità e Famiglia.

«Sono arrivata da poco e sto studiando a fondo i servizi per la grave marginalità, sia per capire e inquadrare al meglio la situazione, compresi gli investimenti e i ruoli dell’amministrazione, delle associazioni e della rete dei servizi per la grave marginalità. Solo così è possibile avere un quadro generale dei bisogni. Dopodiché, ne parleremo in giunta, perché è lì che si deciderà il percorso da intraprendere. Ci sarà, credo, un confronto con i consiglieri comunali che hanno lanciato le ipotesi, così da capire su che basi sono state fatte. Oltre, ovviamente, a continuare il dialogo con le associazioni che si occupano del tema. Per risolvere la soluzione, però, non basta dare un tetto sopra la testa. Ma serve un percorso».

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