Il “sistema Comense” di Pennestrì
Sponsor gonfiati per frodare il fisco

Il commercialista suggeriva ai suoi clienti di investire sulle società dilettantistiche

Il “sistema Pennestrì” rischia di inguaiare molti degli imprenditori che si sono rivolti allo studio di via Auguadri e si sono lasciati convincere a fare ciò che il «ragionier Antonio» faceva già nel lontanissimo 1996: sponsorizzare società sportive e restituire in contanti parte dei soldi. Così ci guadagnavano tutti: le aziende che sponsorizzavano e le società sportive che incassavano. Tutti, tranne le casse dello Stato.

Secondo i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Como, «Antonio Pennestrì e il figlio Stefano Pennestrì sono gli ideatori di un sistema di frode fiscale che consiste nell’indurre società sportive a emettere fatture per operazioni inesistenti a clienti dello studio. Il tutto in un pacchetto di servizi» completo venduto «ai propri clienti per abbattere i costi aziendali».

Di fatto lo studio riproponeva un metodo ben noto a Pennestrì già quando era presidente della Comense, e si rivolgeva agli imprenditori per proporgli un affare unico: investire nella società di basket, ricevere in nero parte dei soldi investiti e abbattere l’imponibile e l’Iva.

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