La giocheria si arrende all’online
Chiude lo storico “Pinco Pallino”

Non basta una storia lunga 50 anni a garantire la sopravvivenza al tempo del web - Addio al negozio di via Milano. «Oggi anche la letterina a Babbo Natale è diventata una mail»

Dopo 51 anni, è arrivato il momento di abbassare la saracinesca. Del resto, il mondo è cambiato e oggi, forse, non ha tempo per la magia della caccia ai giochi fra gli scaffali.

A fine novembre cessa l’attività una vera istituzione della città, il “Pinco Pallino” di via Milano 23. «Non è più l’epoca delle giocherie – spiega Giancarlo Lucca, titolare insieme con la sorella Claudia -. Siamo proprietari dell’immobile e proveremo ad affittarlo».

All’inizio, i loro genitori aprirono proprio negli stessi locali “Plastecnica”, dove i clienti trovavano giocattoli e articoli casalinghi in plastica. Poi, a metà anni novanta, sono subentrati loro e sono rimasti al loro posto per più di venticinque anni.

«Le richieste? Sono cambiate tantissimo – conferma Giancarlo – in realtà, si sono comunque sempre evolute. Pensiamo solo ai videogiochi: ormai non esistono più, sono stati fagocitati dagli smartphone e dagli ipad. Oggi si vendono pochissime consolle. Prima, c’erano addirittura negozi dedicati, ora sono spariti tutti o hanno chiuso. In generale, la crisi c’è ed è forte. Una delle cause è certo la vendita online. Alcuni entrano in negozio, guardano dal vivo il pezzo interessato e poi lo acquistano in rete».

Già la grande distribuzione aveva assestato un duro colpo ai singoli esercizi commerciali. Sotto i portici Plinio, per esempio, venticinque anni fa aveva chiuso il “Mantovani”, 120 anni di attività e uno fra i simboli commerciali di Como. Poi, ci ha pensato l’online e, infine, i cellulari hanno mangiato quasi tutto il mercato. Le giocherie sono sparite (in centro resiste lo Scotti). Ma la fine del giocattolo riguarda l’antropologia, lo sviluppo tecnologico e, in un certo senso, anche la crisi dell’infanzia. Ed è una storia lunga da raccontare, arrivata forse al capolinea, sconfitta da una società dove i genitori sono sempre più di corse e i bambini, pur essendo sempre gli stessi, sono meno inclini allo stupore e più consapevoli del potere e della rapidità d’internet, se è vero, com’è vero, che per alcuni la letterina a Babbo Natale si è addirittura. tramutata in una mail. Se prima, parlando di ere geologiche fa, le mamme e i papà potevano fingere di non trovare il gioco desiderato nel negozio di riferimento, oggi questo scenario è impensabile. Probabilmente, gli stessi figli consiglierebbero la ricerca su internet.

E la sensazione qual è? «Beh, di sicuro la tristezza non manca – concludono i Lucca – qui ci lasciamo di sicuro un po’ di cuore». Cala il sipario e si spengono le luci: vedere tutti insieme così tanti giocattoli rappresentava una delle più grandi gioie dell’infanzia. Ma ormai quel tempo è finito.

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