La Regione ha un piano
per vendere l’ex S. Anna

Due gare deserte, inutilizzata dal 2010: l’assessore Gallera interviene sull’area di via Napoleona: «Allo studio una soluzione con il Comune, potremmo cederla a pezzi visto che c’è interesse per alcuni edifici»

«Non ci siamo dimenticati dell’ex Sant’Anna, nelle prossime settimane attiveremo un tavolo di confronto che dovrà decidere come muoversi per dare un futuro alla zona oggi inutilizzata».

La Regione interviene, con l’assessore al Welfare Giulio Gallera, sul caso denunciato da La Provincia nei giorni scorsi: il silenzio assordante calato da quasi due anni sul destino dell’area dell’ex ospedale che non rientra nella cittadella sanitaria. Un comparto enorme, messo all’asta due volte dalla stessa Regione senza successo (l’ultimo tentativo nel febbraio 2017, base d’asta 22 milioni). Adesso Gallera annuncia che si cambia strada, mettendo da parte l’ipotesi di inserire tutti i beni in un fondo immobiliare - opzione ventilata due anni fa dallo stesso assessore - per tentare invece una vendita “a pezzi”.

L’idea, insomma, è quella di suddividere in due o tre parti l’area, in modo che possa risultare più appetibile per eventuali investitori. «Vogliamo rilanciare e lo faremo d’intesa con il Comune di Como - afferma Gallera - Ho parlato con il sindaco Mario Landriscina nelle scorse settimane e mi ha detto che ci sono state manifestazioni di interesse informali per alcuni immobili. Entro l’anno avvieremo un confronto formale con lo stesso Comune, l’azienda sanitaria e Infrastrutture Lombarde per capire come uscire dalla situazioni di stallo. Tra le opzioni c’è sicuramente quella di vendere l’area non tutta intera ma per pezzi».

Già il prossimo 13 novembre è fissato un primo incontro sul tema, a San Fermo, tra il direttore generale della Asst Lariana Marco Onofri e il direttore di Infrastrutture Lombarde Guido Bonomelli. «Non c’è stato disinteresse o negligenza in questi due anni, anzi proprio con il supporto della società regionale sono stati venduti beni per oltre 10 milioni di euro, compreso il padiglione “G.B. Grassi”, direi che non è poco». Proprio il citato padiglione, tuttavia, dopo la cessione a Cassa depositi e prestiti è rimasto chiuso ed è diventato, come riportato di recente, un rifugio per senzatetto e disperati.

«Non sarà comunque uno “spacchettamento”, nel senso che non verranno messi sul mercato i singoli immobili - anticipa Onofri - Diciamo che si potrebbero individuare tre zone: quella centrale in cui abbiamo già attivato molti ambulatori (monoblocco e palazzine attigue), quella verso San Carpoforo dove potrebbe esserci una quota di residenze, e infine quella verso piazza Camerlata che mi sembra più adatta per ospitare servizi».

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