Licenziata dal Comune di Como
«Se ha sbagliato è ingiustificabile»

I sindacati cauti sul licenziamento della dipendente accusata di aver «falsificato gli orari di presenza al lavoro»

Nessuna difesa d’ufficio da parte dei sindacati della dipendente del Comune di Como, in servizio all’ufficio Anagrafe che aveva rapporti con l’utenza e si occupava del rilascio di certificati, licenziata venerdì dall’amministrazione con l’accusa di aver «falsificato gli orari di presenza al lavoro». Si tratta del primo caso avvenuto a Palazzo Cernezzi. Tutti chiedono innanzitutto che venga fatta «chiarezza su quanto avvenuto». In estrema sintesi la dipendente, secondo quanto le ha contestato il Comune, in tre occasioni si sarebbe presentata al lavoro in ritardo e senza timbrare e avrebbe successivamente indicato nei fogli “giustificativi” di aver preso servizio in un orario in cui, invece, era assente (in base a controlli incrociati).

Ma poi partono i distinguo. «Se quanto commesso dalla dipendente è quanto accertato dal Comune di Como - commenta Vincenzo Falanga, segretario delle funzione pubblica della Uil - ci sentiamo di dire che sono comportamenti inaccettabili. Per due ragioni. La prima perché in questo modo si mortificano le centinaia di persone che un lavoro lo vorrebbero e non ce l’hanno. In secondo luogo perché così si umilia chi quotidianamente nel pubblico impiego ci mette la faccia andando anche oltre l’orario di lavoro (senza il riconoscimento di straordinari) per garantire i servizi al cittadino».

La coordinatrice delle Rsu interne del Comune Simona Benedetti esordisce chiarendo che «come Rsu non abbiamo partecipato alla commissione disciplinare e non siamo stati resi partecipi della cosa perché non è previsto». Ma poi aggiunge: «Se verrà confermato che lei ha sbagliato noi non possiamo difenderla. Posso presumere che se l’amministrazione ha deciso di procedere con il licenziamento avrà i suoi motivi». La rappresentante dei lavori sottolinea che «non ci sono state contestazioni su come svolgeva il suo lavoro». Poi si sfoga: «Purtroppo questo mette in cattiva luce tutti i dipendenti pubblici e non è corretto, basta leggere i commenti alla notizia. Noi mandiamo avanti servizi per i cittadini in una situazione molto difficile visto il blocco delle assunzioni. Spesso lavoriamo fuori dall’orario di lavoro facendo straordinari che non vengono pagati e da anni non vediamo un aumento. Mi spiace perché per rendersi conto di quello che succede in Comune è sufficiente passare il venerdì pomeriggio: gli uffici dovrebbero essere chiusi, ma c’è tanta gente in ufficio a lavorare, molte volte non pagata».

Cauto Matteo Mandressi referente della Cgil: «Non conosco i contenuti specifici della vicenda, quindi mi baso su quello che leggo. Ovviamente mi dispiace perché stiamo parlando di un posto di lavoro perso e il Comune ha bisogno di lavoratori in più piuttosto che in meno. Mi sembra che sia già stato annunciato il ricorso al giudice del lavoro (la dipendente è difesa dall’avvocato Giuseppe Gallo) e questo significa che il legale ritiene che ci siano le condizioni per contestare il licenziamento come misura sproporzionata rispetto all’accaduto. È ovvio che queste cose non dovrebbe succedere, ma è necessario capire cosa è successo. Per me al momento prevale il dispiacere

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