Metodo Pennestrì, l’accusa del Coni
«Un danno per tutte le società oneste»

La delegata Arrighi: «Indignata e schifata. A rischio l’impegno di tante società e dirigenti seri» - Domani l’interrogatorio in carcere del commercialista

Como

«Indignata e schifata». La delegata del Coni per la provincia di Como non ci gira troppo attorno. Nel giorno in cui si apprende che anche alcune società sportive sono coinvolte nell’indagine che nei giorni scorsi aveva condotto all’arresto, tra gli altri, del commercialista Antonio Pennestrì e di suo figlio Stefano, Katia Arrighi - che è anche specializzata in diritto sportivo - interviene per difendere «le decine di appassionati che ogni mattina si alzano sapendo che dovranno fare i salti mortali per far quadrare i conti delle loro società e per poter continuare a fare sport e a promuoverne i suoi valori genuini... Inammissibile - prosegue la delegata del Coni - che i loro sforzi e la loro immagine vengano danneggiati in questo modo. Giro l’Italia in lungo e in largo per approfondire e spiegare tematiche legate alle normative di settore e conosco l’impegno e la fatica dei tanti che si prodigano per lavorare nel rispetto della legge. Indagini come queste non fanno che danneggiare la maggioranza delle società oneste, innescando un incremento dei controlli e quindi più ansia, più tensione e più paura, in un mondo che già stenta e che senza bisogno di incontrare nuovi ostacoli. Ripeto: sono indignata e schifata».

L’indagine, intanto, prosegue, in un clima di tensione crescente.

Domani è atteso l’interrogatorio di Antonio Pennestrì, dopo quello già reso da suo figlio Stefano avanti al pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Pasquale Addesso. Se tutto andrà come previsto, la Procura sceglierà di “secretare” anche questo secondo interrogatorio, come aveva fatto per Pennestrì junior. La sensazione è quella che altre società, altre aziende e altri nomi possano finire sotto la lente degli inquirenti.

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