Paratie, il sindaco al pm
«Io non ho alcuna colpa»

Il primo cittadino indagato per turbativa d’asta ha detto: «Volevo soltanto tutelare il bene della collettività»

La colpa dei premi liquidati ai dirigenti comunali nel 2016 nonostante il pasticciaccio brutto del lungolago? Secondo il sindaco Mario Lucini eventuali responsabilità non potrebbero che essere ascritte all’“apparato”, ai funzionari, al segretario comunale, in definitiva alla macchina infernale della pubblica amministrazione, che non fu capace di impedire l’elargizione di denaro nonostante il “caldo” suggerimento dell’autorità anticorruzione, che a Palazzo Cernezzi aveva chiesto di avviare, nei confronti dei beneficiari, almeno un paio di procedimenti disciplinari.

È un po’ questa la sintesi - ovviamente estrema, nell’impossibilità di condensare in poche righe e senza danni nove ore di faccia a faccia - dell’interrogatorio sostenuto dal sindaco l’altroieri in Procura, davanti al pm Pasquale Addesso, titolare del fascicolo “paratie”. Lucini si sarebbe difeso facendo ricorso a un ritornello, peraltro non inedito, che è in realtà il mix di due assunti: da una parte, ha detto, la politica ubbidì o quantomeno diede credito all’opinione dell’apparato, all’opinione dei tecnici, dall’altro - quando non lo fece - si mosse con il fine ultimo e “superiore” di tutelare il bene della collettività.

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