Paratie, le accuse
dei tre progettisti

I professionisti contro il Comune: «Valido il piano del 1998, l’hanno stravolto e il risultato è la paralisi. Da anni ci sentiamo diffamati»

«Si è snaturata l’opera nei suoi presupposti fondanti. E completamente difformi dal nostro progetto sono state le modalità realizzative adottate». Scelte che hanno determinato prima «i cedimenti», poi «il fermo cantiere e la paralisi».

I progettisti originari delle paratie - Carlo Terragni, Renato Conti e Ugo Majone - prendono posizione dopo la bufera che ha travolto il cantiere infinito sul lungolago. Lo fanno con parole tutt’altro che tenere nei confronti del Comune, a poche ore da un vertice - quello convocato per giovedì a Milano - che potrebbe segnare una svolta verso la tanto auspicata ripresa dei lavori.

«Dopo gli interventi della struttura Italia Sicura (fa riferimento alla Presidenza del Consiglio, ndr) e dell’Autorità di Bacino riteniamo si debba ricordare - notano - che il nostro progetto del 1998 aveva ottenuto i pareri favorevoli degli organi di controllo comunali, provinciali, regionali e nazionali. Ma non ha mai trovato attuazione nella sua forma autentica a causa di scelte dell’Amministrazione comunale rispetto alle quali risultiamo completamente estranei, avendone oltretutto subito per anni evidenti effetti diffamatori».

I tre professionisti non ci stanno a passare per i colpevoli dello scandalo paratie e non vogliono sentir parlare di errori nel progetto originario: «Il Comune, dopo aver rescisso il contratto di direzione lavori, dal momento dell’appalto ha rivolto al progetto critiche immotivate e fondate su presupposti inesistenti. Questo atteggiamento, unitamente all’incapacità di gestire un cantiere di tale complessità, ha portato a diffondere idee non rispondenti al vero, che culminano spesso in considerazioni semplicistiche, come l’inutilità del progetto».

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