Trentamila ragazzi non leggono mai
Roncoroni: «I genitori diano l’esempio»

Nella fascia 6-17 anni, un comasco su due prende in mano un libro soltanto a scuola - Non apre nemmeno un volume all’anno. La docente delle medie: «Organizziamo gare e giochi»

Un minore su due, a Como, non legge nemmeno un libro l’anno. È il risultato della ricerca condotta dalla fondazione Openpolis, all’interno di uno studio sulla povertà educativa dedicato ai ragazzini fra 6 e 17 anni, in Italia. I dati, ovviamente, escludono dal conteggio i testi e i volumi letti a scuola.

A livello regionale, la percentuale di chi non è riuscito a iniziare e terminare un romanzo fuori dalle aule scolastiche è del 45,3%. Significa 520mila persone. Declinando la stima sulla nostra provincia, per avere un’idea delle grandezze, siamo a più di 30mila minori.

«Una premessa – commenta lo scrittore Federico Roncoroni – ho insegnato al classico, quindi avevo una visione parziale e per certi versi privilegiata. Negli anni Ottanta leggere era considerato piacevole e, al contempo utile, un titolo di promozione sociale. C’era una notevole diffusione nelle mie classi, sia stimolata da me per i volumi consigliati, sia autonoma, perché era percepita come necessità personale». Secondo Roncoroni la scuola non potrebbe fare più di quanto già faccia. Discorso diverso per le famiglie: «Forse non devono imporre nulla, però possono dare il buon esempio. Se gli adulti leggono, è molto più probabile che i ragazzi facciano altrettanto».

Per Linda Cavadini, insegnante di lettere e vicepreside della scuola media di Prestino, la lettura è un’abilità da costruire: «Non nasciamo lettori – dice -. Noi organizziamo gare di lettura sui libri di testo, giochi in grado di stimolare la curiosità e la conoscenza, sfide in cui i ragazzi commentano, spiegano e consigliano i romanzi ai compagni, momenti di approfondimento e incontri».

L’approfondimento su La Provincia in edicola venerdì 16 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA