Valle del Cosia, che pantano
Dimenticata dai burocrati

L’area verde tra Como e Albese doveva diventare un Parco locale. Da due anni tutto è fermo. E gli enti pubblici si rimpallano le responsabilità

Quando comincerà la primavera, stagione ideale per le passeggiate, saranno passati due anni dall’approvazione in consiglio comunale. Sembrava mancasse davvero l’ultimo passaggio formale della Provincia, dopo l’approvazione di Tavernerio, Como e Albese: il riconoscimento formale dello status. Invece, del Parco locale d’interesse sovracomunale (Plis) Valle del Cosia ancora non c’è traccia. Si tratta di un’area di 187 ettari di verde, 12 chilometri di sentieri e 8 chilometri di corsi d’acqua da curare, valorizzare e condividere. Al momento, il percorso però è fermo. «È incomprensibile - commenta il capogruppo del Pd Stefano Fanetti - a meno che ci sia la volontà politica di stoppare il processo. Del resto, è sufficiente leggere quanto dichiarato da Alessandro Fermi ai tempi, quando se ne stava discutendo». Non mancarono, infatti, le critiche e gli incontri pubblici “caldi”, animati soprattutto dalle proteste di cacciatori e alcuni residenti. Si temeva il proliferare della burocrazia, complicazioni inutili nella richiesta di permessi e possibili limiti imposti all’attività venatoria. Si espresse in maniera contraria anche l’attuale presidente del consiglio regionale, chiedendo un passo indietro alle tre amministrazioni.

I promotori hanno sempre sottolineato come il Plis non comportasse costi aggiuntivi né nuovi organismi. Inoltre, essendo regionale, l’attività agricola non verrebbe limitata con il Plis, stesso discorso per la caccia, disciplinata da Stato, Regioni e Province, non Comuni. Uno dei motivi alla base della costituzione del parco riguarda la possibilità di accedere a forme di finanziamento difficilmente ottenibili dalle singole amministrazione.

L’assessore all’Urbanistica Marco Butti sottolinea come i problemi sorti dopo la decisione del consiglio comunale di due anni fa, siano legati al perimetro del parco dove comparirebbe, nella zona di competenza del Comune di Como, un’area considerata industriale e quindi non consentita dalla legge regionale che disciplina i Plis. Una questione tecnica indicata da villa Saporiti, quindi non politica, alla base del ritardo.

«I contatti fra Comune e Provincia sono costanti - spiega l’assessore - settimana prossima ci sarà un altro confronto fra i dirigenti dei due enti. Predisponiamo la nuova delibera e nei prossimi tre mesi prevedo un passaggio in giunta. Per quanto mi riguarda, ben venga il Plis, con una riperimetrazione capace di risolvere la questione».

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