Como, un assunto su 7
è un lavoratore straniero

In un solo anno, dal 2006 alla fine del 2007, gli immigrati entrati nelle aziende lariani sono passati da 7mila unità a oltre 11.100 nuovi assunti. Nello stesso periodo sono raddoppiati i contratti a tempo, saliti a quota 36mila.

Como - Impieghi a tempo determinato e sempre più lavoratori immigrati, almeno uno ogni sette nuovo assunto. Gli avviamenti lavorativi con contratti a termine sono stati, nel 2007, circa il doppio rispetto ai tradizionali rapporti a tempo indeterminato, i quali stanno diventando ormai un privilegio nel mercato del lavoro comasco. Nello stesso arco di tempo le assunzioni di cittadini stranieri hanno registrato un incremento di circa tremila unità in un solo anno. Questi in estrema sintesi i dati più interessanti evidenziati nel consueto rapporto sul lavoro in provincia, presentato ieri mattina dalla Cisl di Como. «L’offerta di lavoro nel comasco non manca, anzi il mercato è vivace come testimonia il saldo positivo di circa 19mila unità tra avviamenti e cessazioni, dato in forte crescita rispetto all’anno precedente. Il problema principale sta però nel fatto che se un tempo i contratti non prevedevano scadenza, ora la maggior parte di essi risulta essere a tempo determinato - spiega Mario Piccinelli, segretario provinciale di Cisl Como -. Questo tipo di flessibilità porta spesso a situazioni di disagio. Pensiamo ad un giovane con un contratto di tre o sei mesi: non ha le garanzie per mettere su famiglia o comprare casa, il suo avvenire è incerto». Sono stati 36.217 i nuovi avviamenti a tempo determinato in provincia di Como nel 2007, rispetto ai 19.355 a tempo indeterminato. Le restanti categorie comprendono i lavori a carattere interinale, altrimenti detti a somministrazione, che registrano oltre 10mila avviamenti e in tono minore i contratti di apprendistato e i Cocopro che si attestano sulle 3.705 e 2.261 unità. Un ulteriore dato che rileva la flessibilità, o precarietà che dir si voglia, ci mostra che a fronte di un totale di 77.600 avviamenti al lavoro, le persone fisiche che hanno stipulato un contratto sono poco al di sotto delle 60 mila. Inoltre l’incremento degli avviamenti risulta significativo anche al di sopra dei 40 anni di età, sintomo della poca stabilità all’interno del mercato sul quale incidono le riduzioni del personale in numerose aziende. Interessante evidenziare come il settore del terziario la faccia ormai da padrone, infatti in provincia ben 59.302 contratti lo hanno riguardato, con un incremento esorbitante rispetto ai 33.124 del 2006. Rimane pressoché invariato il numero di avviamenti nel settore dell’industria, mentre cresce in percentuale quello agricolo, ambito che però impiega un numero esiguo di lavoratori nel panorama lariano. Da notare inoltre la crescita del numero di donne impiegate, le quali si stanno lentamente avvicinando alla parità di genere nel numero di avviamenti, particolarmente in quelli a scadenza dove registrano un significativo 48% di assunzioni. Passando al discorso sui cittadini extracomunitari Piccinelli spiega che «nonostante il numero di avviamenti sia in continua espansione, altrettanto alto è il numero delle cessazioni. Questo rivela un’altissima flessibilità che caratterizza i lavoratori extracomunitari. Inoltre riteniamo verosimile che essi vengano massicciamente impiegati nel lavoro nero. Se così non fosse, infatti, il numero degli avviamenti, nonostante la forte crescita, sarebbe di molto superiore». I contratti stipulati da questa categoria di cittadini sono stati nel 2007 poco oltre gli 11mila, significativamente superiori rispetto agli 8.367 del 2006, rappresentando circa il 14% sul totale degli avviamenti. Al tempo stesso però le cessazioni di impiego sono state 11.277. Più marcata inoltre la differenza tra uomini e donne, poiché il 64% degli extracomunitari che hanno intrapreso un lavoro è maschio, percentuale che si ripete per quanto riguarda le cessazioni. «Certo bisogna trovare soluzioni dal punto di vista politico. Va posto un tetto al numero di contratti a tempo determinato che si possono stipulare prima di venire assunti definitivamente, così da offrire maggiori certezze ai lavoratori. Anche il problema del sommerso va affrontato a livello nazionale. Nel mondo dell’edilizia qualcosa è stato fatto: il Documento unico di regolarità contributiva (Durc), ma ancora non basta poiché registriamo un alto ricorso al lavoro parziale, che dunque potrebbe nascondere rapporti di sfruttamento».
Andrea Tarragoni

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