Consumatori all’attacco:
la benzina verde deve scendere

Invece è a 1,17 al litro. Prezzo al barile a picco. L’accusa: «Doppia velocità, siamo alle solite»

Il prezzo della benzina è sceso ai livelli di tre anni fa: 1,17 euro al litro. Ma resta ancora troppo alto, se paragonato alla quotazione del greggio. A sostenerlo non sono soltanto le associazioni dei consumatori, ma anche uno studio di Nomisma Energia, che ha calcolato un “prezzo ottimale” ottimale alla pompa di 1,10 euro al litro per la “verde” e di 1,11 per il gasolio (anch’esso costa, invece, 1,17 euro al litro). Si ripresenta, dunque, il fenomeno della «doppia velocità»: quando il valore dell’oro nero si impenna, i rincari per gli automobilisti scattano immediatamente, mentre i prezzi alla pompa decisi dalle compagnie petrolifere non calano con la stessa rapidità a fronte di una diminuzione del prezzo del greggio. «Le compagnie stanno un po’ esagerando», ammette lo stesso presidente di Nomisma, pur ricordando che il prezzo del carburante non è direttamente legato a quello del petrolio. Per stabilirlo, infatti, si fa riferimento al valore deciso dall’agenzia Platt’s, cui bisogna aggiungere un margine lordo a copertura dei costi, le accise e l’Iva. Fatto sta che lo scorso 11 luglio, quando le quotazioni del petrolio avevano raggiunto il record di 147,5 dollari al barile, il consumatore italiano spendeva per la benzina tra 1,53 e 1,55 euro al litro; oggi, invece, il barile è precipitato a 48 dollari, ma il prezzo alla pompa è sceso “solo” fino a 1,17 euro. Il prezzo non convince le associazioni dei consumatori, che denunciano: «I carburanti dovrebbero costare circa 8 centesimi di euro in meno al litro. Un automobilista paga ingiustamente per un pieno 4 euro in più, ossia 96 euro in più su base annua». Federconsumatori, in particolare, chiede al governo «un abbattimento dell’accisa di almeno 4-5 centesimi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA