Da Napoli per studiare il Razionalismo

Tour comasco per gli studenti del secondo anno di Ingegneria edile e Architettura dell'Università Federico II

Una frase fatta che, dalle nostre parti, si ripete fin troppo spesso, soprattutto per rispondere a chi, dopo tanti anni, non è proprio riuscito a digerire il razionalismo e di fronte alla Casa del Fascio inarca il sopracciglio in segno di disapprovazione: ecco, allora, che si recita «Ma se vengono da tutto il mondo a vederla? Ma se tutto il mondo ce la invidia?». Ed è così: con l’arrivo della primavera e... della bella stagione (come fanno a saperlo, poveretti, per questo quando il cielo passa dall’azzurro terso al grigio fumo con avvisaglie di pioggia in meno di mezz’ora arriva anche qualche maledizione) arrivano anche gli studenti intenzionati a svolgere il percorso tra le grandi opere di Terragni e Sant’Elia. Ne abbiamo seguita una o, meglio, una ci è venuta a cercare perché gli studenti del secondo anno di Ingegneria edile-Architettura dell’Università Federico II di Napoli, dopo il giro cittadino, hanno voluto contemplare anche un edificio molto più recente, la sede de «La Provincia», in via Paoli, firmata da Mario Botta. Prima quell’itinerario che parte, necessariamente da piazza del Popolo per raggiungere, poi, il Novocomum dedicandosi al monumento ai caduti, a casa Frigerio e a casa Pedraglio nonché all’asilo Sant’Elia. «Ma non potevamo non gettare uno sguardo anche sull’arte romanica - commenta il professor Andrea Maglio, docente di storia dell’architettura - quindi Sant’Abbondio, San Fedele e il Duomo, oltre a uno sguardo alla Pinacoteca». Cinque giorni in tutto, perché Como non è città da “sightseers”: se si vuole approfondire un discorso complesso come quello architettonico, tali e tante sono le componenti che si intrecciano nei secoli di storia della città, occorre procedere con calma. Così anche l’incursione alla sede del quotidiano, giudicata “imponente” e, di per sé, da una decina d’anni oggetto di un dibattito estetico - funzionale tra gli esperti del settore, è stata proficua. Un esame differente da quello delle numerosissime classi che, nel corso degli anni, hanno voluto affacciarsi al mondo del giornalismo con la più classica delle visite guidate. Non si trattava, in questo caso, solo di apprendere i rudimenti del giornalismo e - appurato che i cronisti d’assalto da film esistono, appunto, solo nei film - concentrarsi sugli aspetti più materiali, la carta, la stampa, pezzi d’antiquariato come la vetusta linotype o la rotativa andata in pensione in tempi più recenti bensì di interrogarsi sulla funzionalità, l’inserimento nel contesto urbano e la struttura stessa.
Alessio Brunialti

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Eco di Bergamo La visita degli studenti