E' morto Vittorio Foa, 98 anni
voce critica della sinistra italiana

E' morto, Vittorio Foa, giornalista, storico e voce critica e alta della sinistra italiana, La notizia è stata diffusa dal segretario del Pd, Veltroni d'intesa con la famiglia. Aveva 98 anni.

È morto a Formia, Vittorio Foa, storico, giornalista e voce crtica della sinistra italiana. Ne ha dato notizia, d'intesa con la famiglia, il segretario del Partito democratico Walter Veltroni. Aveva 98 anni.
Foa era nato il 18 settembre 1910 a Torino da una famiglia di origine ebraica, Vittorio Foa nel 1931 si laurea in Giurisprudenza e nel 1933 entra nel movimento di Giustizia e Libertà. Inizia così un periodo di attiva cospirazione e di forte impegno politico contro il regime fascista. Il 15 maggio 1935, all'età di 25 anni, viene arrestato su segnalazione di un confidente dell'Ovra (la polizia segreta fascista) e denunciato al Tribunale Speciale che lo condanna a 15 anni di reclusione, che sconterà nel carcere di Civitavecchia, assieme ad Ernesto Rossi, Enrico Bauer e Massimo Mila. Esce dal carcere il 23 agosto 1943, all'età di 33 anni. Il governo Mussolini era caduto il 25 luglio, ma solo dopo gli scioperi di Milano e Torino e le pressioni dei partiti antifascisti, il maresciallo Badoglio si decide a liberare Foa e i suoi compagni.

Dal settembre del 1943, raggiunta la libertà, partecipa attivamente alla Resistenza come dirigente del neonato Partito d'Azione. Il 2 giugno 1946 viene eletto deputato all'Assemblea Costituente e diventa membro della «Commissione dei 70». Gli art.
39 e 40 della Costituzione, che riguardano la libertà e organizzazione sindacale e il diritto di sciopero, in aperta antitesi con i valori fascisti, sono anche opera sua. Nel 1948 entra nella Cgil con incarichi di direzione dell'ufficio economico. Nel 1953 viene eletto deputato nelle liste del Partito Socialista: sarà confermato a tale carica altre due volte (1958 e 1963). Nel 1955 diventa segretario nazionale della Fiom e nel 1957 entra nella segreteria nazionale della Cgil: sarà un dirigente sindacale di lungo corso e molto ascoltato, sia nelle vesti di «massimalista» che di «riformista».

Nel 1964 partecipa alla prima scissione «da sinistra» del Psi e diventa uno dei principali animatori, con Lelio Basso, del partito che da quella scissione nasce, il Pspiup, che abbandona alla fine degli anni Sessanta per buttarsi nella fondazione di una nuova formazione politica questa volta a sinistra del Pci, il Pdup, ma parteciperà poi anche alla nascita della Nuova sinistra unita. Ambiti diversi e lontani tra loro e una capacità «libertaria» di cambiare punto di vista fuori dalle logiche di partito, stante che l'antifascismo e il socialismo saranno sempre, per Foa, un modo di pensare, agire, vivere.
Un itinerario, dunque, che appare ondivago e apparentemente incoerente, ma permette a Foa di essere in prima fila nel cuore della storia recente: dalle lotte operaie del boom economico al 1968, dai movimenti della nuova sinistra post-sessantottina alla condivisione della «svolta» del Pci e alla vicinanza con Pds e Ds prima e con l'Ulivo poi, Foa si schiera sempre con ciò che ha le sembianze dell'innovazione. La curiosità, in lui, diventa metodologia politica e perfino esistenziale. Ma alla fine degli anni Settanta decide di lasciare gli incarichi sindacali e politici per tornare agli studi e alla libertà della ricerca: insegna Storia Contemporanea nelle Università di Modena e di Torino, studiando la storia e le lotte movimento operaio in numerosi volumi. Sono gli «anni del silenzio».

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