Eluana, dopo il no della Lombardia
si fa avanti la Regione Lazio

La Regione Lombardia ha respinto la richiesta della famiglia Englaro di indicare una struttura ospedaliera dove mettere in esecuzione la sentenza del tribunale di Milano e che autorizzava a staccare la spina alla giovane Eluana, in coma da 16 anni. Ma ieri si è fatta a vanti la Regione Lazio: abbamo le strutture per ospitare Eluana. La famiglia vaglierà la proposta.

Dopo il no della Regione Lombardia si fa avanti il Lazio che, attraverso le parole di un consigliere, assicura che in questa regione esistono strutture in grado di accogliere Eluana, in coma dal 1992, e dove è possibile sospendere l'alimentazione e l'idratazione artificiale che la tengono in vita. Strutture, quindi, che possano premettere al padre della donna, Beppino, di rendere esecutiva l'ordinanza dei giudici della Corte d'Appello civile di Milano che lo hanno autorizzato a interromprere il trattamento.
Mentre il governatore Roberto Formigoni ribadisce che non esiste «nessun obbligo di dare indicazioni sulla struttura dove sia aiutata a farla morire sospendendole l'alimentazione», il consigliere del Pd Alessio D'Amato spiega, invece, come «nel Lazio ci sono sicuramente strutture in grado di ospitare Eluana nel pieno rispetto delle sue volontà e della sensibilità dei suoi familiari». Offerta questa che sicuramente Englaro e il suoi legali prenderanno in considerazione, soprattutto ora dopo la presa di posizione del Pirellone. «Verificheremo quanto ha affermato il consigliere - ha spiegato l'avvocato Franca Alessio, curatrice speciale di Eluana - e vedremo fino in fondo dove arriva questa disponibilità. Poi sarà il signor Englaro che contatterà, e se sarà necessario, visiterà le strutture».
«La strada maestra da seguire è sempre la stessa - precisa il professor Vittorio Angiolini, legale della famiglia - trovare chi, in modo serio, permetta di eseguire l'ordinanza di luglio.
E se qualcuno è disposto lo dica in modo chiaro e preciso».
Chiaro è stato il messaggio arrivato dalla Toscana. Dalla Asl di Firenze hanno smentito l'esistenza di alcun contatto, mentre l'assessore per il diritto alla salute Enrico Rossi ha aggiunto: «Eluana è in Lombardia e lì si trovi una soluzione».
Soluzione che, per quel che si sa, non sarà sicuramente quella di trasferire Eluana a casa sua, cosa tra l'altro consentita anche dal provvedimento dei giudici d'appello, o all'estero come in Svizzera.
Oltre ad aver riaperto le polemiche, sia sul fronte politico - il Partito Socialista è sceso in piazza a Milano contro il no di Formigoni - sia sul fronte medico, la risposta 'negativà della Lombardia potrebbe portare a qualche nuova mossa da parte dei familiari di Eluana e dei loro legali. All'esame ci sono, per esempio, un eventuale ricorso al Tar o un esposto alla Procura della Repubblica «perchè secondo noi - ha precisato l'avvocato Alessio riferendosi alla seconda ipotesi - questo rifiuto è penalmente rilevante» in quanto si sarebbe venuto a configurare il reato di mancata esecuzione di un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Del resto, come ha ricordato la curatrice, circa un mese fa era stato depositato un altro esposto alla Procura di Lecco nei confronti dell'azienda ospedaliera della stessa cittadina (ospedale 'Alessandro Manzonì) e della casa di cura monsignor Luigi Talamoni dove la donna è ricoverata (hanno ricevuto una domanda scritta e hanno dato una risposta scritta), in quanto anche in questo caso avrebbero negato la possibilità di dare esecuzione al provvedimento con cui il signor Englaro era stato autorizzato a interrompere il trattamento vitale.

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