Federalismo, patto Fini-D'Alema
La riforma finisce in Bicamerale

Siglato un accordo fra i due leader per mettere a punto un testo globale sulla riforma del federalismo. Il patto è stato "firmato" nell'ambito di un convegno proprio sulla nuova struttura federale dello Stato a cui hanno partecipato i due politici.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, allarga le braccia e sorride "lo spirito di Asolo? Se son rose fioriranno...". Certo è che la due giorni organizzata dalla sua fondazione "Farefuturo" e da quella di Massimo D'Alema "Italianieuropei" su riforme e federalismo nella cittadina trevigiana mette giù una pietra pesante sul terreno della costruzione delle riforme. Un passo significativo per la realizzazione di quella "legislatura costituente" che il primo inquilino di Montecitorio ha chiesto sin dal suo discorso di insediamento. E per la quale oggi ha un alleato d'eccezione, D'Alema, che sottolinea la necessità di sfruttare questi cinque anni per "completare la transizione" perché l'Italia non sia più una "grande macchina con il motore imballato".

Basta, gli fa eco Fini, con stagioni riformiste "a corrente alternata". E la sensazione è che entrambi siano decisi a trovare mediazioni per realizzare non tanto la migliore delle riforme, ma la riforma possibile. Il faccia a faccia di oggi tra i due getta dunque le basi per un 'patto riformista' che muove da due assunti fondamentali. Il primo è quello per cui federalismo fiscale e costituzionale marcino insieme. E che va, quindi, ripreso in mano, contestualmente alla discussione sul federalismo fiscale, il testo messo a punto nella scorsa legislatura da Luciano Violante e Italo Bocchino. E che aveva avuto il via libera della commissione Affari Costituzionali nella scorsa legislatura.

"Nella passata legislatura - sottolinea Fini - fu approvato in commissione un testo di riforma non globale, ma fatta di una serie di ritocchi dai quali sarebbe sbagliato non ripartire: erano modifiche condivise". D'Alema condivide su tutta la linea. "Fini - evidenzia- dice una cosa interessante che va oltre il dibattito sui modelli, ad esempio io da anni mi batto per il doppio turno alla francese dopo di che mi rendo conto che non è realizzabile, ma le riforme buone sono quelle possibili e la politica è l'arte del possibile. Fini ha detto "ripartiamo dalla bozza Violante" e questo è un punto fermo, preciso. Noi diciamo la stessa cosa".

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