Gatto, nuove indagini: reato più grave

Atti rispediti in Procura. Il giudice esclude la truffa ma chiede un approfondimento sull'ipotesi di falso

Né archiviazione né rinvio a giudizio. L’udienza preliminare che ieri mattina vedeva imputato l’assessore comunale Paolo Gatto con l’accusa di truffa aggravata nell’ambito del cosiddetto scandalo delle multe, si è conclusa con una restituzione degli atti al pubblico ministero competente, che ha ricevuto l’incarico di effettuare un supplemento di indagine.
Il Gup Pietro Martinelli ha convenuto sull’insussistenza del reato di truffa, accogliendo la prospettiva fornita dalla difesa dell’assessore. Detto in parole molto povere, se il prefetto, chiamato a decidere di una diatriba tra l’automobilista multato e il Comune che ha erogato la sanzione (e quindi tra i loro avvocati), contestasse la natura delle argomentazioni fornite dall’uno e dall’altro, davvero rischierebbe di imbattersi di continuo in ipotesi penalmente censurabili. In compenso, però, l’avere indotto lo stesso prefetto ad accogliere un ricorso per una contravvenzione che era invece legittima, potrebbe configurare un’altra fattispecie di reato, forse anche più grave della truffa. Martinelli chiede al pm Valentina Mondovì di verificare, con nuove indagini, se sussistano gli estremi del reato di falsità materiale in atto pubblico, per aver indotto in errore un pubblico ufficiale.
La storia dell’assessore Gatto riguarda, lo ricordiamo, tre multe inflitte ad altrettanti automobilisti entrati in centro storico senza disporre del permesso di transito e finiti, per questo, nel mirino delle apparecchiature elettroniche di segnalamento.

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