Guerra della seta, Como contro Armani

Gli imprenditori lariani contestano la scelta del tessuto indiano fatta dallo stilista

Le sete indiane sono molto meno costose di quelle comasche. Finora sono state considerate "stracci" da bancarella, io le voglio valorizzare». Le parole di Giorgio Armani, riportata qualche tempo fa su La Provincia, non avevano suscitato particolari reazioni. Gli imprenditori comaschi non ci stanno.
Graziano Brenna non è d’accordo: "Il fatto che in India costi meno non rappresenta certo una novità, i prezzi sono sempre stati ben diversi. Ma è diversa anche la qualità. Se poi Giorgio Armani preferisce rifornirsi in India, è liberissimo di farlo, tuttavia quelli indiani restano «stracci da bancarella», come lui stesso li ha definiti. Vuole valorizzarli? Nulla in contrario, però non ne faccia una questione di costi, perché sarebbe davvero assurdo. Se anche un metro di seta indiana costasse un decimo di quella comasca, infatti, su un abito venduto a 1.500 euro la differenza risulterebbe di poco conto". Gli fa eco Guido Tettamanti, segretario del gruppo Filiera tessile dell’Unione Industriali, rincara la dose, ma anche Beppe Pisani è sulla stessa lunghezza d'onda. E il presidente dell'Unione Industriali Ambrogio Taborelli non le manda a dire a re Giorgio: "Compri dove vuole, ma i migliori siamo noi"

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