Il Ghisagate lariano tra guerre intestine,
spie e raccomandati

I retroscena dell’inchiesta sul pasticcio del concorso sui vigili. Accuse tra sindacati e spunta una misteriosa Mata Hari

E adesso, nel brutto pasticcio del concorso dei vigili, spuntano pure richieste di raccomandazioni, spie e una vera e propria guerra sotterranea tra sigle sindacali. Non ci fosse di mezzo la credibilità di un’istituzione pubblica, la lettura degli atti dell’inchiesta che ha spinto un assessore (Francesco Scopelliti), un dirigente comunale (il capo di gabinetto Tullio Saccenti) e due esponenti del corpo di polizia municipale (Bruno Polimeni e Paolo Fusto) nell’anticamera di una possibile richiesta di processo, potrebbe servire agli esperti di spy story per creare trame tra l’appassionante e il grottesco.
Il Ghisagate lariano nasce in un contesto di lotte intestine tra i sindacati della polizia locale, strizzatine d’occhio, piccoli piaceri agli amici e un’italianissima propensione alla ricerca di scorciatoie. A dare il là al pasticcio è il corso che il Siapol, sigla "nemica" della Uil tra i vigili comaschi, organizza in preparazione del concorso per un posto da agente indetto nel novembre dello scorso anno. Le lezioni si tengono a casa di uno dei concorrenti. Una dozzina di persone (a onor del vero tutte bocciate al termine delle prove scritte) si ritrova a seguire il corso gratuito per prendere confidenza con le possibili materie dell’imminente esame.

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