Il racconto di due comaschi
nell'inferno di Mumbai

Anche un gruppo di otto lariani sono stati travolti dall'attacco terroristico in India, nella capitale di Mumbai. Due di loro, imprenditori in India per affari, raccontano in diretta il clima di paura e angoscia che li circonda.

Anche otto comaschi nell’inferno di Mumbai. Due di loro, due imprenditori che in questi giorni si trovavano in viaggio nella capitale per affari e improvvisamente sono stati travolti dall’ondata terroristica, ieri sono stati contattati e raccontano in diretta la loro esperienza. Le agenzie di viaggio lariane hanno confermato la presenza di tre uomini e quattro donne comasche a Mumbai. L’ottavo comasco, Daniela Travi, ex sindaco di Dongo, viaggiava invece da solo. Nel primo gruppo c’è Federico Fumagalli, 35 anni, di Albese con Cassano, imprenditore, lavora nell’impresa di famiglia e si trova nella capitale finanziaria indiana per una fiera, - annullata a causa della presenza di alcuni terroristi - ha raccontato di una atmosfera di paura generale, tutti chiusi nelle proprie camere in attesa solo di sapere quando poter lasciare il Paese. Fumagalli alloggia insieme ad altri cinque connazionali, in un hotel a cinque stelle, a 15 chilometri dalla zona dell’attacco, a 3 chilometri dall’aeroporto. Ha raccontato di aver avuto paura, e gli è stato sconsigliato di lasciare l’alloggio. «Non ho assistito in prima persona a ciò che è accaduto - racconta - ma l’unica eco giunta in albergo è quella dell’ampliamento della sicurezza nella città e negli hotel. Non sono stato contattato dalla Farnesina, ma ho ricevuto delle chiamate da persone indiane, mi hanno chiesto le generalità, probabilmente poi per comunicarle al governo e alle nostre famiglie». Ha poi concluso aggiungendo che alcune persone del suo gruppo sono già partite, mentre lui lo farà nel giro di poche ore. Anche Daniele Travi, imprenditore ed ex sindaco di Domaso, si trova a Mumbai, per lavoro. Dal suo albergo poteva scorgere il luogo dell’attacco: «Mi trovo a pochi chilometri di distanza - le sue prime parole al telefono -. Si vedono tante luci. Qui intorno si respira un’atmosfera pesante e la città è del tutto paralizzata. Chi deve spostarsi lo fa in maniera guardinga e furtiva, lasciando trasparire una paura e una preoccupazione che, peraltro, sono palpabili ovunque». Salta una prima volta la linea, ma dopo un minuto è possibile ripristinare il collegamento: «Come successo in precedenza, quando ho contattato la mia famiglia, la linea telefonica cade ogni trenta secondi. Non so, ma immagino si tratti di uno dei tantissimi accorgimenti per la sicurezza adottati in questa fase critica. Oggi per rientrare in albergo è stato un calvario. In giro ho visto solo forze di polizia e le auto che circolavano sfrecciavano a velocità insolita, senza badare troppo alla segnaletica e alle regole stradali». Le tivù indiane trasmettono continuamente immagini degli attentati, ma come riferisce Travi non le notizie sono ancora confuse e meno dettagliate di quelle giunte da noi: «In televisione si susseguono immagini delle conseguenze degli attentati, a noi nessun dato preciso su morti e feriti. Scuole e uffici oggi sono rimasti tutti chiusi: una sensazione di coprifuoco ha accompagnato ogni mio difficile spostamento». Un soggiorno a dir poco condizionato rischia ora di protrarsi: «Contavo di rientrare domenica, perché è il compleanno di mio figlio - dice Travi - ma in questa delicata situazione è meglio non fare programmi e andare cauti. Domani proverò a spostarmi verso nord, come mi è stato consigliato. Ora tutti gli aeroporti sono bloccati, ma spero, allontanandomi dalla zona nevralgica, di riuscire a salire su un volo per l’Italia sabato o domenica».
Gianpiero Riva
Marion Guglielmetti

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