Il sindaco e la mostra 2009: <Assolutamente a rischio>

Bagarre fino a tarda notte. Assestamento: il voto slitta a domani

Non sul mancato incasso dei 14 milioni della vendita della Ticosa. Né sui 500mila euro necessari per riportare a Camnago Volta. La discussione dell’altra sera sull’assestamento di bilancio è ruotata quasi solo intorno alle grandi mostre di Villa Olmo e al deficit di 483mila euro lasciato dall’ultima mostra. E ovviamente anche intorno all’assessore alla cultura Sergio Gaddi, ideatore e curatore delle maxi rassegne. Un consiglio comunale, quello dell’altra sera, al limite del surreale, durato quasi 7 ore. Fino alle 3 del mattino la maggioranza ha litigato sulle grandi mostre. Un’accesa discussione che è andata avanti fino al punto in cui tra i banchi del centrodestra è rimasta solo Forza Italia, mentre An, Lega Nord e gruppo misto (escluso Vincenzo Sapere del centrosinistra) se ne sono andati dall’aula. Per gran parte della seduta l’opposizione è rimasta a guardare le litigate interne alla maggioranza, garantendo, però, con la sua presenza, il numero legale per votare l’assestamento. Tutta fatica sprecata. Alle 3 il consiglio è stato sospeso perché era impossibile rintracciare un revisore dei conti (andato a casa già da oltre un’ora) per il parere su un sub emendamento presentato da Pierangelo Gervasoni (Popolari liberali, attualmente nel gruppo misto). La discussione riprenderà domani sera.
Ma andiamo con ordine. Le “faide” interne alla maggioranza sono iniziate già nella riunione di coalizione che ha preceduto la seduta di consiglio, nella quale si è discusso un emendamento all’assestamento di bilancio voluto da Lega, An e Gervasoni. Tale emendamento proponeva di non ripianare il debito di 483mila euro che il Comune di Como ha contratto con la Csu a seguito dell’organizzazione dell’ultima mostra. Forza Italia, compatta, ha da subito espresso contrarietà alla proposta. Da un consigliere forzista sarebbe stata pronunciata la frase «siete dei microcefali se non capite che le mostre sono una delle migliori cose di questa città». Un’espressione colorita rivolta ai firmatari dell’emendamento e a chiunque fosse contrario alle mostre.

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