Illegali i redditi on line
Garante contro il ministero

Mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo per violazione della privacy e  nel mirino finiscono tutti coloro che facilitano la diffusione degli elenchi e chi li scarica, il Garante della privacy  ha giudicato illegittima la decisione dell'Agenzia delle Entrate di mettere on line i redditi. Lo Stato ora rischia una valanga di ricorsi

Illegittima la decisione di mettere on line i redditi 2005 degli italiani. Lo ha deliberato il garante della privacy.
Si allarga quindi ulteriormente lo scandalo dei redditi on line. La procura di Roma sta proprio indagando sulla violazione della privacy e accertare se la pubblicazione ha provocato pregiudizio ai contribuenti. A questo punto, con la delibera del Garante, è più facile si riscontrino anche gli estremi per ipotizzare il reato penale.
Saranno presto ascoltati tutti i funzionari a partire dal direttore dell'Agenzia delle entrate. Sarà ascoltato anche il viceministro Vincenzo Visco. Il ministero ha infatti difeso la scelta motivandola con il rispetto della legge che prevede la pubblicità dei redditi.
Intanto al ministero dell'Economia non mancano coloro che temono l'ondata di ricorsi dei contribuenti: secondo una delle associazioni di difesa dei cittadini che ha messo on line i moduli, lo Stato potrebbe trovarsi a dover sborsare 20 miliardi.
Difficile, se non impossibile, ormai bloccare gli elenchi. Ma sotto la scure della giustizia potrebbe finire chi ne facilita la diffusione, anche con lo scambio sui siti come E-Mule. Quindi potrebbe essere a rischio indagine anche chi andrà a spiare nei redditi del vicino di casa.
L'Agenzia fin dal primo momento si è sempre: il Garante della privacy ha dato il via libera - hanno detto al ministero delle Finanze - Con decisioni del 17 gennaio 2001 e del 2 luglio 2003 ha affermato che la pubblicazione degli elenchi deriva da una precisa scelta normativa di consultabilità da parte di chiunque di determinate fonti, precisando che  non vi è incompatibilità tra la protezione dei dati personali e determinate forme di pubblicità di dati previste per finalità di interesse pubblico o della collettività".
Ma di fronte alla selva di proteste, il Garante è dovuto intervenire ancora bloccando l'accesso on line e invitanto stampa e tv a non diffondere i dati acquisiti.
Ma la polemica è esplosa e si è diffusa anche sul versante politico con il centrodestra che accusa il viceministro uscente, Vincenzo Visco. Beppe Grillo parla di "colonna infame", mentre le associazioni dei consumatori si dividono: Adusbef e Federconsumatori parlano di "vergognoso strumento di delazione" mentre il Movimento difesa del cittadino parla di "doveroso atto di trasparenza democratica".
In compenso la maggior parte delle associazioni ha presentato le denunce di violanzione della privacy in tutte le procure italiane. E sui rispettivi siti hanno predisposto moduli per la richiesta di danni.
Severe critiche anche dai commercialisti che parlano di "decisio e affrettata" che finisce per enfatizzare gli aspetti negativi più che quelli positivi

© RIPRODUZIONE RISERVATA