In montagna devi pagare
Sulla strada invece no

Escursionisti della domenica, attenzione. Tra il partorire il pensiero «Ma perché domani non andiamo a farci un giretto sui monti?» e il metterlo in pratica ora dovete prima sedervi, poi fare un lungo respiro, quindi mettere tra le incognite della giornata, oltre alle previsioni meteorologiche, anche la possibilità che la gitarella vi costi 780 euro.

Eh sì, signori, ora non si scappa più. La Regione Lombardia ha approvato il tariffario per il Soccorso alpino a pagamento in caso di interventi in zone impervie, la cifra da pagare per l’imprudente che chiama il 118 oscillerà tra i 56 euro e i 780 euro (tetto massimo). Riduzione del 30% per i residenti in Lombardia, maggiorazione del 30% se l’imprudenza è conclamata.

Chi, e soprattutto come, stabilirà se abbiamo commesso una stupidaggine andando in montagna e poi chiamando i soccorsi? La centrale del 118 e l’equipe che verrà a soccorrerci saranno l’ago della bilancia soprattutto se poi il salvato verrà portato al pronto soccorso e non necessiterà di cure.

Di questa nuova legge non convincono però alcuni aspetti. Il primo. Come dicono dal Pirellone il provvedimento vuole essere un deterrente contro gli imprudenti che si avventurano in montagna. La cifra non è bassa, ma non è di certo così alta da far atterrire. In Svizzera se ti viene a recuperare la Rega, guardia aerea di soccorso, ti presenta un conto che può oscillare dagli 8 mila ai 20 mila euro. Quando andiamo in montagna pensiamo tutti che non ci succederà mai niente: 800 euro valgono il rischio, 10 mila no.

Secondo aspetto. Con 90 euro, oltre la tessera, il Club alpino italiano offre la copertura assicurativa per il pagamento del soccorso in montagna. Se uno non è nato ieri questa sera corre al Cai.

Terzo e più grave. Perché ci si ostina sempre a considerare chi va in montagna un incosciente? Questa legge farà pagare solo i soccorsi in zone impervie. Un’ambulanza o un elicottero che invece vanno a prendere degli infortunati in un incidente causato da un guidatore ubriaco o al cellulare sono moralmente accettabili per la comunità? Francamente questo messaggio è molto diseducativo. Fare sport in montagna, all’aria aperta, a contatto con la natura e con gli animali è uno degli aspetti più belli e importanti da trasmettere soprattutto ai bambini. La montagna educa a crescere, a misurarsi con i propri limiti e a conoscere la natura. Se bisogna educare in modo corretto alla montagna giustamente bisogna far pagare gli atteggiamenti imprudenti.

Però questi atteggiamenti non li ha solo chi frequenta i sentieri. Se si vuole fare una legge giusta bisogna far pagare tutti gli interventi di soccorso causati dagli imprudenti: dall’autostrada fino in cima al Monte Bianco.

Questa legge è frutto dell’ondata di populismo che lo scorso inverno era spinta dall’opinione pubblica che ha visto in tv o sul giornale qualche intervento di troppo in montagna e ha urlato: “Perché mai io devo pagare per un incosciente?”.

Va bene signora Maria, non paghi, ma noi dalla vetta del San Primo, del Grona o del Bisbino le rispondiamo che francamente di pagare i soccorsi per un ubriaco che causa un incidente sotto casa sua non ne abbiamo voglia. Ma da domani pagheremo solo noi che andiamo in montagna. Gli altri liberi tutti.

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