Iva "scandalo": alla Lombardia
torna solo il 26% del versato

Il meccanismo dela perequazione che regola il rientro di parte dell'Iva prodotta nelle regioni italiane, finisce per penalizzare il Nord. La Lombardia riscuote meno di tutti. Tutte in positivo le regioni meridionali. Il dato in una ricerca degli artigiani di Mestre

Dei 94 miliardi di euro di Iva versati all'erario dai contribuenti delle regioni ordinarie italiane, pari a circa il 30% del totale delle entrate tributarie, ben 40,9 miliardi di euro (corrispondente al 43,58% del totale) vengono assegnati in base ai consumi regionali delle famiglie.
Un meccanismo, emerge dallo studio della Cgia di Mestre, secondo il quale chi consuma di meno riceve di più e viceversa.
In questo modo, sempre secondo la ricarca degli artigiani veneti, la Regione Lombardia si vede ritornare solo il 26,60% dell'Iva prodotta nel suo territorio. Il Lazio il 29,67%, l'Emilia Romagna il 33,83% e il Veneto il 34,59%.
Invece, come accade anche in altri campi, finiscono per goderne di più le regioni meridionali: alla Puglia viene trasferito praticamente il 73,35%, alla Campania il 77,28%, alla Calabria l'83,42%, al Molise l'87,22% e alla Basilicata, addirittura, il 91,93%.
Il parametro più significativo è la perequazione, ovvero, la differenza tra la quota di compartecipazione Iva assegnata a ciascuna Regione alla fine del processo perequativo e la quota di Iva prodotta nel territorio. I più penalizzati sono i lombardi.
A fronte di 904 euro pro capite prodotti ne vengono infatti "restituiti" 552. La differenza fa registrare un saldo negativo di 352 euro procapite. Nel Lazio il saldo è negativo per 288 euro, mentre in Emilia Romagna il dato pro capite è di -217 euro e nel Veneto si attesta su -183 euro pro capite.
Di segno opposto la situazione nel Mezzogiorno. Tutte le Regioni del Sud presentano saldi positivi, con punte di 428 euro pro capite in Puglia, 466 euro pro capite in Campania, 579 euro in Calabria, 643 in Basilicata e 650 in Molise.

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