La pioggia scioglie il miele
Prodotte 200 tonnellate in meno

Le precipitazioni di giugno hanno decimanto la raccolta nel Comasco

BASSA COMASCA Che i tempi non fossero particolarmente propizi, gli apicoltori l’avevano intuito già agli albori della primavera: la moria di api, intossicate e decimate dai pesticidi cosparsi sui campi di mais, ad aprile aveva ormai raggiunto numeri imprevisti e allarmanti. Che ci si sarebbe messa la pioggia, ad aggravare una situazione difficile, non lo potevano però immaginare. «Dal 10 maggio è stato un dramma», dice Marco Bianchi, vicepresidente degli apicoltori comaschi, ora che il peggio è passato e l’estate è finalmente arrivata, lasciandosi però dietro la scia dei danni: alveari spopolati, miele d’acacia quasi del tutto perduto.  «La raccolta del miele è durata soltanto quattro o cinque giorni, all’inizio di maggio». Poi la pioggia incessante, che da metà maggio fino al 17 giugno è caduta pressoché ogni giorno, ha costretto le api a rimanere negli alveari, impedendo di procacciarsi del cibo e provocando poi uno sviluppo improprio delle famiglie. L’intervento degli allevatori ha potuto scongiurare che gli insetti morissero di fame, ma non evitare perdite fino all’85% della produzione tipica di miele d’acacia. Tre o quattro i chilogrammi raccolti in media in ciascuna arnia, invece dei 20-25 attesi: moltiplicato per gli 11mila alveari registrati in associazione, fanno 200 tonnellate circa di mancato raccolto.

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