La recita di Olindo al processo:
"Mi sono immedesimato nel mostro"

Le dichiarazioni spontanee dell'imputato preludono la richiesta di una perizia psichiatrica. I Castagna: niente risarcimento ma la smetta di mentire

COMO Olindo Romano per la seconda volta nel corso del processo per la strage di Erba, ha preso la parola per dichiarazioni spontanee davanti. La prima volta fu per ritrattare la propria confessione. Mercoledì Olindo ha voluto affrontare «tre argomenti» di cui si era dimenticato di parlare. «Il primo riguarda il professor Picozzi, il secondo la Bibbia, e poi, il terzo, gli psichiatri», ha premesso, gesticolando. Riguardo il criminologo Massimo Picozzi, che realizzò con la coppia una videointervista in funzione di una perizia psichiatrica, Olindo ha ricordato: «Io con lui ho avuto tre sedute, la terza è durata sì e no mezz'ora. Nella prima seduta la prima cosa che mi ha chiesto è stata se poteva riprendermi con la videocamera, una piccola videocamera. Io gli chiesi a cosa serviva e lui mi rispose che quella videocamera serviva esclusivamente per redigere la mia valutazione psichiatrica, che non sarebbe in nessun modo finita nè in Tv, nè sui giornali, nè in nessuna altra parte». Il contenuto, invece, finì in un libro, la videointervista di Rosa fu trasmessa in Tv: «riordinai la confessione, immedesimandomi nel personaggio».
Quale personaggio l'ex netturbino l'ha spiegato parlando della Bibbia, sulla quale si era annotato i famosi 'pizzinì, in cui si addossava la responsabilità dell'eccidio: è il personaggio del Mostro di Erba. «Io mi ero dichiarato pentito - ha detto -. In carcere io ero il mostro di Erba, pentito ma sempre il mostro di Erba. Di conseguenza, gli scritti sulla Bibbia sono in linea con il mio pentimento. È vero quello che è stato detto l'altro giorno, che alcuni sono stati scritti con rabbia: sì, alcuni sono stati scritti con una punta di rabbia. Un modo come un altro per sfogarsi». Poi il rapporto con gli psichiatri: «Con tutti e tre non ho avuto altro che degli incontri, 50-60 incontri come ha detto il pm, ma solo ed esclusivamente per la terapia. Per la questione dei fatti ne ho parlato, ma con la psicologa. Con la psicologa Mercanti sì, ho parlato di quello che era successo e di tante altre cose. Con gli psichiatri del carcere, noi, cioè io, non ho mai parlato di altro che della terapia». Dichiarazioni apparentemente sibilline, quelle di Olindo, ma rese più comprensibili dalle parole di uno dei suoi legali, Enzo Pacia, che, in subordine all'assoluzione chiederà una perizia psichiatrica. Ieri sono intervenuti anche i legali delle parti civili: Roberto Tropenscovino, avvocato di Azouz ha invocato la massima pena per Olindo e Rosa e chiesto 2,6 milioni di risarcimento. La famiglia Castagna ha chiesto solo un euro "simbolico" e invocato in cambio il ravvedimento e la sincerità di Olindo e Rosa.

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