L'antimafia: "Attenzione
a Como torna la 'ndrangheta"

L'omicidio-esecuzione di Franco Mancuso solleva inquietudini sul radicamento della criminalità organizzata nel territorio

CADORAGO - «Questo delitto segna una preoccupante novità, per il Comasco». E’ una frase che scappa a un investigatore impegnato sull’omicidio-esecuzione di Franco Mancuso in un bar di Bulgorello. Quei tre spari sotto il sole d’agosto hanno risvegliato le coscienze sul radicamento della criminalità organizzata anche nel Comasco. Una recente relazione antimafia, infatti, mette in guardia sul crescente potere della ’ndrangheta.
In una recente intervista pubblicata da Repubblica, il capo della squadra mobile di Milano, Francesco Messina, aveva esternato una preoccupazione: in Lombardia «manca la percezione del pericolo mafioso». Eppure, sottolineava, si dovrebbe stare in guardia perché gli affari per l’Expo ha fatto venire l’acquolina in bocca alla ’ndrangheta che, al nord, può contare su una «ramificazione molecolare», per dirla con la relazione del presidente della commissione antimafia, Francesco Forgione. Relazione che sottolineava come dopo le grandi operazioni antimafia degli anni Novanta «nessun’altra indagine approfondita di impulso parlamentare si è occupata degli insediamenti mafiosi in Lombardia nonostante le ’ndrine sono state in grado di recuperare il terreno perduto evitando manifestazioni eclatanti di violenza, tali da attirare l’attenzione attuando piuttosto un’infiltrazione ambientale anonima e mimetica».
Di recente il Servizio centrale operativo della direzione anticrimine evidenzia la presenza di "locali" di ’ndrangheta legati alla famiglia Mancuso nella provincia di Como. Ora: secondo i primi accertamenti degli investigatori lariani l’omonimia tra il clan attivo nella zona di Giussano e la vittima di Bulgorello sarebbe casuale e non legata da vincoli di parentela. Nonostante questo resta il fatto che personaggi di spicco della malavita calabrese hanno riallungato i tentacoli sul nostro territorio. I Mancuso, tanto per essere chiari, sono coinvolti in un’inchiesta su un arsenale a disposizione della ’ndrangheta rinvenuto in un garage di Seregno nell’ambito dell’operazione "Sunrise" nel giugno 2006. «Arsenale a disposizione di Salvatore Mancuso e del suo gruppo appartenente al clan di Limbadi (VV) da tempo sbarcato in Brianza», denunciava la commissione antimafia.
Paolo Moretti

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