Le scuole hanno finito i soldi
Pronte a far causa allo Stato

Governo in debito di 3 milioni. Il "Pessina" studia un’azione legale senza precedenti

«Come le famiglie che non arrivano alla quarta settimana del mese, noi non riusciamo ad arrivare alla fine del primo quadrimestre», afferma Antonio Scauzillo, direttore amministrativo dell’Istituto professionale «Pessina», che sta studiando, assieme a un professore di Diritto amministrativo dell’Università dell’Insubria, un’iniziativa senza precedenti: una scuola statale che cita in giudizio lo Stato insolvente, come un qualsiasi creditore con i suoi debitori. Nel complesso le scuole comasche aspettano da Roma 3 milioni di euro. La parlamentare del Pd Chiara Braga ha fatto un’interrogazione ai ministri Gelmini e Tremonti. I sindacati hanno inviato diffide ai presidi per le prestazioni non pagate e si profilano cause individuali davanti al giudice del lavoro. Ma Scauzillo, in tandem con il professor Mauro Renna dell’Insubria, sta studiando qualcosa di molto più clamoroso. «Per la prima volta lo Stato potrebbe essere chiamato in giudizio da parte di un’istituzione scolastica - chiarisce Scauzillo - Noi siamo un istituto professionale di Stato e lo Stato non può fare causa a sé stesso? È vero, ma dal 2000, con la legge sull’autonomia, le scuole sono soggetti giuridici a sé». La causa potrebbe anche diventare collettiva: «Se la promuovesse l’Associazione delle scuole autonome (che in provincia di Como si è appena costituita, ndr), potrebbe legittimamente nominare un suo legale - rimarca Scauzillo - diverso dall’avvocatura dello Stato».

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