<Allegra, bella e simpatica>
Vi racconto la mia amica Eluana

Una delle amiche dell'umiversità ricorda la donna in coma vegetativo da 16 anni prima dell'incidente del 1992

Da come ne parla lei, che era una delle sue più care amiche, sembra di vedere ancora Eluana com’era a vent’anni. Bella, fiera, elegante.  Vestita firmata dalla testa ai piedi, piena di interessi, con le idee chiare e la voglia di girare il mondo. Abituata all’indipendenza, fin da piccola, avida di autonomia e pronta a reclamarla ai genitori. Eluana Englaro, prima dell’incidente, era una ragazza che, a prima vista, suscitava invidie e antipatia. Ma poi mostrava l’anima, e allora conquistava tutti.
Lo racconta Giancarla Rondinelli, giornalista del «Tempo», una delle amiche di Eluana. Ne parla al presente, come se lei, Sabrina e Laura, si trovassero ancora tutte insieme a parlare di ragazzi, di vestiti, di esami in Cattolica e di sogni da ragazze che si affacciano al mondo degli adulti.
Giancarla si lascia andare ai ricordi di 16 anni fa, prima del 18 gennaio 1992, la notte in cui Eluana si schiantò contro un albero con l’auto. Era una ragazza di Lecco che frequentava l’università Cattolica di Milano. Anno 1991, entrambe matricole della facoltà di Lingue e Letterature Straniere.
«Alta, magra, capelli castani e lunghi - così la ricorda l’amica -. La prima volta che la incontrai era davanti alla bacheca della facoltà, in cerca di orari e aule delle lezioni. Era spaesata ma contenta. Griffata dalla testa ai piedi con maglia Moschino e borsa Louis Vuitton». Giancarla ricorda di aver pensato: «La classica modaiola». Ma poi si era lasciata trasportare dall’allegria di quella ragazza.
«Mi disse che era di Lecco e che tutte le mattine prendeva il treno per venire all’università. Mi raccontò anche che l’anno prima si era iscritta alla facoltà di Giurisprudenza». «Non era la facoltà giusta per me - aveva confidato Eluana all’amica -. Ho capito subito di aver fatto un errore. Volevo studiare le lingue». In Cattolica aveva scelto inglese e tedesco, indirizzo di facoltà «turistico manageriale». «Immaginava una vita da giramondo - dice l’amica -. Fin da piccola, essendo figlia unica, aveva viaggiato spesso con i suoi genitori e questo le dava un’aria molto adulta, di chi comunque ne aveva viste tante».
E sempre all’università, Eluana e Giancarla conobbero Sabrina e Laura, un quartetto di amiche inseparabili.
La sera dell'incidente tornava con un amico, a pochi metri di distanza. Fu lui a catapultarsi fuori dalla macchina e a chiamare i soccorsi. «Fu sempre lui a raccontarci, scioccato, che quando si avvicinò ad Elu pensò che fosse semplicemente svenuta». «Non aveva una ferita, non c’era sangue, non un ematoma», raccontò l’amico. «Quando la vidi attraverso il vetro della terapia d’Urgenza sembrava stesse dormendo. Qualcuno portò un cd di Claudio Baglioni. Sabrina le portò una cassetta con il rumore del mare, che lei amava tanto».
Non succedeva nulla.
«L’ultima volta che l’ho vista, qualche anno fa, aveva i capelli corti, distesa sul letto, con suor Rosangela accanto - dice ancora Giancarla facendo un salto avanti -. La sua stanza era piena di foto, peluche e di biancheria, acquistata da mamma Saturnia anche nel corso di questi anni: una mamma distrutta dal dolore».
Anna Savini

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