Marte Ferrari:
ottant'anni da socialista

Una festa e un profilo dedicato a un politico sui generis: cinque legislature, tre volte sottosegretario, una volta vicesindaco e tante, tante interpellanze...

Se a ottant’anni sei su «YouTube», vuol dire che certi traguardi anagrafici davvero non significano nulla. Marte Ferrari, su «YouTube», c’è: con uno spot elettorale del 1992. Inserito da chi, difficile dirlo: certo da qualcuno che non voleva andasse perduta la franca semplicità di un personaggio che, anche in anni di socialismo-champagne, si appellava agli elettori con un ruvido «sulla scheda scrivi: Ferrari Marte».
Il gruppo di amici che si è radunato intorno a un tavolo imbandito, domenica ad Albate, nel festeggiare gli ottant’anni del per-sempre-onorevole Marte non ha dunque celebrato un passato politico ma un presente inciso perfino nell’era digitale. Un traguardo ben meritato per un signore di origine emiliana (ma presto trapiantato nel Comasco) che in una cinquantina d’anni di attività ha fatto della politica una passione forse non esercitata con grandiosità, ma certo con umile e incrollabile tenacia.
Le statistiche riferite a Marte Ferrari raccontano dell’impegno del sindacato (Cgil), della presidenza dell’Inps, di cinque legislature da deputato (sempre per il Psi), di tre incarichi da sottosegretario (due ai Lavori pubblici con Goria e De Mita, uno al Bilancio con Andreotti), della carica di vicesindaco di Como ricoperta nella giunta guidata da Felice Bernasconi e della promozione - accanto al dc Francesco Casati - dell’università comasca. Nella scheda preparata dal Comune di Como il giorno in cui gli venne assegnato l’Abbondino d’oro, gli si riconosceva di essere «da sempre molto attento al territorio». Si tratta, in realtà, del più ridicolo degli "understatement". L’on. Ferrari, nei confronti del territorio, non è stato soltanto «molto attento». È stato una sorta di insonne vigilante, di zelante guardiano, di amante con uso di assillo: Marte Ferrari il territorio non l’ha mai lasciato in pace, per così dire, più di cinque minuti alla volta. Ne fa fede l’impressionante produzione letteraria che, invariabilmente su carta intestata della Camera dei deputati, lo ha visto instancabile scrivano: interpellanze, interrogazioni, interventi per la stampa. Il tutto in un "Ferrari-style" al contempo involuto e irresistibile che vanta un certo seguito: molti tra i giornalisti comaschi si contendono il privilegio di essere considerati il suo miglior "traduttore".
Accanto a quest’opera, naturalmente, ne va collocata una seconda, altrettanto ampia: quella fatta di biglietti, brevi note, benevoli interventi. Quando la gente non aveva la fobia del politicamente scorretto, quelle cose le chiamava «raccomandazioni». Sembra che Marte Ferrari non si sia mai negato a tali richieste, ma non per trarne un rendiconto personale. Forse pensava a una redistribuzione, in fondo genuinamente socialista, dell’autorità che gli elettori gli avevano consegnato. In questo modo, usava il suo ruolo per dare una mano a tutti, distribuendo il suo potere un po’ per ciascuno, come fosse fatto di pagnotte.
I colleghi deputati lo riconoscevano campione di questo modo terra a terra ma perbene di far politica: nel ristagno delle trattative che portarono all’elezione di Scalfaro al Quirinale, depositarono nell’urna non poche schede con il suo nome. Uno scherzo, certo, ma con un retrogusto affettuoso che a lui non sfuggì: di quell’episodio va giustamente fiero.
Forse meno benevola fu la sua reazione alla trovata dei burloni di «Cuore» che, sotto il titolo «Il mondo visto da Marte», osarono prendere in giro la sua prosa garibaldina. Ma, alla fine, fece capire anche a loro che se l’erano presa con il socialista sbagliato. Per questo, a ottant’anni, Marte Ferrari può guardare dall’alto in basso chi con ironia sottolinea i suoi difetti. Nella sua lunga carriera, ha fatto della politica un mestiere onesto. Capirete bene che non è da tutti.
Mario Schiani

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