Maturità folle: per avere l’esito
richiesta scritta e quindici euro

Una ragazza della «Ciceri» torna a casa senza aver potuto vedere il suo risultato
La mamma protesta. Il preside: «Si indigni con il ministero, è colpa della privacy»

Finora il caso più clamoroso degli effetti della sordina calata dal ministero sui voti di maturità, in nome della privacy, era quello dell’insegnante di Genova che non ha potuto sapere com’è finito l’esame degli studenti seguiti per tre anni. Bene, a Como è successo di peggio: una mamma contesta che alla figlia è stato negato l’accesso immediato al suo medesimo voto, perché la scuola esigeva una richiesta scritta e il contestuale versamento di 15 euro.
«Sono la mamma di una ragazza che ha appena concluse le fatiche per la sospirata maturità presso il liceo Teresa Ciceri di Como - scrive in una lettera al giornale -. Sabato mattina mia figlia si è recata, ansiosa ed emozionata, a scuola per conoscere il risultato di tanto lavoro (ossia il voto conseguito). Ma... delusione prima, sconcerto dopo un po’, rabbia crescente infine. Solo che non sapeva se indirizzarla verso se stessa, per non aver avuto l’accortezza di portare dei soldi con sé, o verso la sua scuola che si diceva disponibile a informarla sulla sua valutazione solo dietro pagamento di una quota in danaro corrispondente ad euro 15! Tant’è....! è tornata a casa delusa senza aver avuto alcuna informazione. [...] Ma non c’è omissione di atti d’ufficio nella mancata comunicazione del proprio voto all’esame di maturità (si noti bene che non si sta parlando del rilascio del diploma cartaceo)?». La firma è di Silvana Antonacci, «una mamma indignata ed una insegnante (della "Ripamonti", ndr) allibita».

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