Meno partiti, ma più pensionati
La Casta annulla i risparmi

La "rivoluzione" del voto rischia di appenatire ancora di più i bilanci delle Camere e quindi i costi della politica: i risparmi che arriveranno dalla diminuzione dei partiti, saranno annuillati dai vitalizi che andranno ai numerosi politici bocciati dalle urne

Un paradosso: grazie al voto, alle fusionie alla legge elettorale, i partiti in parlamento sono stati dimezzati. Ma se da un lato i bilanci delle Camere risparmiano, dall'altro il recupero sarà vanificato a causa delle "pensioni d'oro" per chi non rientra più in parlamento.
Grazie alle diverse legislature elle spalle e una serie di norme che sono state cambiate sono lo scorso anno, 180 tra deputati e senatori se ne staranno a casa con vitalizi che andranno dai 6 agli 8 mila euro al mese. Oltre a qualche altra indennità per chi ha ricoperto cariche istituzionali.
E per chi ha numerose legislature alle spalle, il vantaggio si allarga: per ex leader come Armando Cossutta o Clemente Mastella, da una vita in parlamento, è previsto un assegno finale tra i 200 e i 300 mila euro.  
Gli uffici di Camera e Senato sono giunti alla conclusione che, con i molti non più eletti, l’aggravio di bilancio sarà attorno agli 8 milioni di euro. Da tener presente che solo a Montecitorio la "pensione" degli ex costava 131,2 milioni all’anno. Al Senato invece ci si fermava a 72 milioni, adesso bisogna aggiungere 3,7 milioni. 
Così, se con meno gruppi le Camere risparmiano in questa legislatura almeno 11 milioni. Ma l’aver ridotto i partiti presenti, a conti fatti, non è un "bene": infatti in questo caso gli esclusi entrano tra i pensionandi e quindi godono del trattamento previsto. Morale, 11 milioni di risparmi, un po’ di più i ritocchi dei bilanci per i vitalizi.

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