Nuovo dato record
per i frontalieri
Ora sono 70.325

La rilevazione ufficiale in contrasto con i 5mila posti in fumo in Canton Ticino a causa del Covid. Aumento anche nel settore “alloggio e ristorazione” e boom nel terziario

Ancora un segno “più” per i frontalieri occupati in Canton Ticino (e in Svizzera) al termine del primo lunghissimo anno caratterizzato dalla pandemia. Già perché i dati pubblicati ieri di buon mattino dall’Ufficio federale di Statistica hanno evidenziato che dai 69.966 del quarto trimestre dello scorso anno i nostri lavoratori con permesso “G” impiegati nel Cantone di confine si sono attestati al 31 marzo scorso a quota 70.325.

Le letture

Un aumento quello dei frontalieri pari all’1,1% su base annua, che stride con il dato (confermato dal sindacato Ocst ) dei 5 mila nostri lavoratori che hanno perso il posto da inizio pandemia e che è spiegato dalla forbice pari a sei mesi disponibile per annunciare lo stop al permesso. Certo, in pochi si sarebbero aspettati un nuovo aumento dei frontalieri e, analizzando i dati, qualche anomalia la si nota, su tutte quella relativa ai numeri degli occupati nel segmento “alloggio e ristorazione”, passati da 3278 al 31 dicembre a 3357 al 31 marzo. Eppure dal 22 dicembre al 19 aprile bar e ristoranti sono rimasti chiusi e anche gran parte degli alberghi sino al lungo week end di Pasqua non ha riaperto al pubblico un po’ per le restrizioni in essere, un po’ per l’onda lunga della pandemia, con la seconda ondata che tra ottobre e gennaio ha colpito dura gran parte dei Cantoni.

In quest’analisi su base trimestrale, balza all’occhio in maniera evidente l’exploit del terziario - oggetto peraltro di polemiche politiche - che al 31 marzo dava lavoro a 45.720 frontalieri con permesso “G”, ben 314 in più rispetto al quarto trimestre 2020.

Se si riportano le lancette indietro di un anno, il dato relativo al terziario si attesta addirittura a quota 44.974 e questo la dice lunga sulle possibilità di lavoro che questo segmento occupazione offre ai nostri frontalieri. In questa carrellata di dati e percentuali, non può mancare un accenno rivolto a uno dei settori storici per i frontalieri, vale a dire l’edilizia, che fortunatamente ha retto l’urto della pandemia, chiudendo il primo trimestre dell’anno con 7795 frontalieri occupati, 40 in più rispetto al quarto trimestre 2020.

Molto più contenuto, invece, l’aumento nel settore secondario, che al 31 marzo dava lavoro a 24020 frontalieri, 24 in più del trimestre precedente. Il report trimestre è stata anche l’occasione per l’Ufficio federale di Statistica per una panoramica sul tema dei frontalieri a livello di Confederazione.

A fine marzo, i permessi “G” attivi erano 344 mila, con un aumento sostenuto - pari all’1,3% - rispetto all’analogo periodo del 2020, quando già la pandemia aveva allungato i suoi tentacoli anche sulla vicina Svizzera. Poco più della metà di tutti i frontalieri era domiciliata in Francia (55,2%), mentre il 23,5% e il 18,1% faceva capo rispettivamente all’Italia ed alla Germania.

Gli ultimi cinque anni

L’Ufficio federale di Statistica, ieri, ha rimarcato il fatto che «negli ultimi cinque anni, il numero dei frontalieri è salito da 304 mila nel primo trimestre 2016 a 344 mila nel primo trimestre 2021», il che corrisponde ad un incremento pari al 12,8%. L’Ufficio di Statistica che fa capo a Berna ha fornito anche un altro dettaglio interessante per la lettura dei numeri e cioè che «la statistica dei frontalieri è stata oggetto di revisione, che comporta un ricalcolo dei risultati a partire dal 2019». Pertanto «i risultati di questo periodo rimangono provvisori». Anche per il quarto trimestre 2020, il dato era inizialmente annunciato sopra quota 70 mila, per poi ridiscendere seppur leggermente.

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