Paradisi fiscali, arriva la stretta
Stop ai trasferimenti di soldi

Il ministro Tremonti avvia la stretta per gli italiani che risiedono nei paradisi fiscali. Sarà più difficile sostenere di non dover pagare le tasse in Italia: «Chi decide di risiedere in un paradiso fiscale mantenendo la cittadinanza italiana» dovrà ritenersi «cittadino italiano», anche per le tasse.

ROMA, 19 GIU - Stretta in arrivo per gli italiani che risiedono nei paradisi fiscali: il ministro dell' Economia, Giulio Tremonti, lo ha annunciato presentando la manovra economica varata dal Consiglio dei ministri. Sarà più difficile, per i cittadini italiani, sostenere di non dover pagare le tasse in Italia perchè residenti in un Paese straniero che applica un regime fiscale più vantaggioso.
«Chi decide di risiedere in un paradiso fiscale mantenendo la cittadinanza italiana», ha detto Tremonti, dovrà ritenersi in tutto e per tutto, «cittadino italiano», anche per gli obblighi verso il fisco, «fino a prova contraria».
In pratica si irrigidirà la presunzione, con una inversione dell'onere della prova, che gli italiani residenti nei paradisi fiscali siano «fiscalmente italiani». Per i trasferimenti nei Paesi sospetti sarà sempre e comunque chi ritiene di essere nelle condizioni di non pagare più le tasse in Italia a doverlo dimostrare, e non il fisco a dover incastrare gli evasori dimostrando l'esistenza di traslochi fittizi all'estero. Per il ministro «è l'uovo di colombo».
Sono 41 i Paesi che nel 1998 l'Ocse aveva inserito nella black list dei paradisi fiscali perchè non collaboravano sul fronte della lotta all'evasione mettendo in atto una sorta di concorrenza fiscale sleale. Da allora l'impegno dell'Ocse ha portato ad abbattere molte barriere sul fronte della trasparenza e della circolazione di informazioni. A febbraio del 2008 l'istituto di Parigi ha annunciato che Andorra e i principati di Monaco e di Liechtenstein erano gli unici tre irriducibili rimasti nella lista nera. Sotto il pressing dell'Ocse molti «paradisi» hanno siglato accordi per aprire i propri archivi fiscali: lo scorso aprile l'istituto di Parigi ha annunciato le prime intese bilaterali di cooperazione firmate dall'Isola di Man (con l'Irlanda) e dalle isole Guernsey (con l'Olanda), spiegando che «altri negoziati sono in corso» e che le intese di questo tipo firmate da inizio 2007 sono state quattordici.
Discorso diverso, e più ampio, quello in generale dei Paesi che applicano regimi fiscali vantaggiosi rispetto al fisco italiano e che possono essere scelti dagli evasori per un fittizio trasferimento della residenza all'estero. In Italia, in base al testo unico delle imposte sui redditi, sono previste tre «black list». Quella per «gli Stati e i territori con regime fiscale privilegiato per le persone fisiche allo scopo di contrastare la fittizia emigrazione all'estero, per finalità tributarie, di residenti in Italia» individua 59 paradisi fiscali, in ordine alfabetico dall'isola di Alderney, nel canale della Manica allo stato di Samoa, per applicare la presunzione di residenza in Italia «salvo propria contraria» già prevista dalla finanziaria del 1999. Il nuovo intervento del governo dovrebbe ulteriormente irrigidire questo principio e permetterne una più ferrea applicazione. Le altre due black list list individuano i Paesi a regime fiscale privilegiato per quanto riguarda i rapporti delle società con il fisco: la prima per il divieto di portare in deduzione spese derivanti da rapporti con società o professionisti residenti nei paradisi fiscali, la seconda per imporre il pagamento in Italia delle tasse relative ai profitti di società dei paradisi fiscali direttamente o indirettamente controllate da società o cittadini italiani.

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