Petrolio, scende sotto i 120 dollari
il minimo dopo tre mesi di record

Per la prima volta dopo tre mesi il prezzo del petrolio ieri è sceso fino al 120 dollari, nell'ultimo mese ha quindi lasciato sul terreno più di 27 dollari. Si allenatno così le tensioni sui portafogli delle famiglie e dei consumatori.

Dopo tre mesi il petrolio torna sotto i 120 dollari al barile. Prende così dimensioni consistenti il ribasso del greggio, che rispetto al massimo storico di 147,27 dollari toccato l'11 luglio, ha lasciato sul terreno più di 27 dollari, vale a dire quasi il 19%.
Il prezzo del petrolio torna così ai livelli toccati per l'ultima volta il 6 maggio scorso, quando però il trend era decisamente rialzista, esattamente il contrario di oggi. Il petrolio arriva infatti dal calo dell'11% messo a segno a luglio, il maggior calo su base mensile dal dicembre del 2004.
A spingere al ribasso le quotazioni del greggio, oltre alla costante debolezza dell'economia statunitense che diminuisce le attese dei consumi futuri, sono le buone notizie sul fronte metereologico: molti osservatori ritengono che il ciclone Edouard non dovrebbe arrecare danni agli impianti posizionati sulle coste del Texas o della Lousiana, raggiungendo il suo momento peggiore in alto mare.
Allo stesso tempo, un certo impatto sembrano averlo avuto anche le parole del candidato democratico alla presidenza, Barack Obama. In un discorso in Michigan, in cui ha delineato il suo piano energetico in caso di vittoria alle elezioni del prossimo 4 novembre, Obama ha detto di essere favorevole a mettere sul mercato 70 milioni di barili dalle riserve di emergenza, cambiando idea rispetto alle sue precedenti posizioni. «Gli americani soffrono» per l'alto prezzo della benzina: è questa la motivazione alla base del cambio di rotta, ha spiegato lo staff di Obama.
Sebbene il petrolio sia poi ritornato sopra quota 120 dollari al barile, per poi chiudere a 121,43 dollari in calo del 2,9%, la recente e repentina discesa dei prezzi sembra segnalare una possibile inversione di tendenza. I futures di New York, dopo aver tentato inutilmente di arrivare a quota 150 dollari, hanno infatti innescato la retromarcia, anche per via delle statistiche che si susseguono sul rallentamento dell'economia globale e di conseguenza della domanda petrolifera. Il calo dei prezzi petroliferi potrebbe alleggerire le tensioni inflazionistiche mondiali e, nell'attuale contesto di forte rallentamento dell'economia, favorire una discesa dei tassi di riferimento, in particolar modo da parte di Fed e Bce.
Al momento, resta comunque difficile fare previsioni: «il prezzo è crollato nell'arco di 20 minuti», spiegano gli analisti, a testimonianza di come il mercato sia «particolarmente nervoso». Quello che è certo è che, al momento, le borse sembrano apprezzare la discesa del petrolio: i principali indici di Wall Street hanno infatti recuperato la maggior parte delle perdite nei minuti successivi alla discesa del greggio sotto i 120 dollari.

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