Ponte Chiasso dopo l'incendio
Assalto al palazzo inagibile

Gli inquilini di via Vela rientrano nelle loro case traballanti nonostante il divieto: «Non abbiamo alternative»

Non s’è ancora dissolta la puzza di bruciato in via Vela a Ponte Chiasso, a 24 ore dallo spegnimento dell’incendio che ha distrutto il palazzo al numero tre e l’ha reso inaccessibile. Lo dice anche il cartello che vieta l’ingresso, ma gli sfollati entrano ugualmente. Il punto è che sono tornati perché non sanno dove andare, perché devono recuperare qualcosa, anche un pannolino dei bambini, costa troppo ricomprarselo, una coperta, un gingillo, una carta, ma sono bruciati anche i disegni di scuola, in questo  ingorgo di sporcizia, di masserizie, di cavi elettrici, di tubi dell’acqua, di cose sconnesse. «Stanotte ho dormito ai giardini, con mia moglie italiana», dice un tunisino, che lascia come referenza un numero di cellulare. L’aiuto cuoco algerino ha portato moglie e due figli da un amico e poi ha dormito all’addiaccio, in casa non ci stava. Rosa Schipani, un figlio di 11 anni con problemi di salute: «Io non ci vado al centro di Tavernola. Gliel’ho detto, al Comune. Mi hanno proposto l’ostello di Villa Olmo, ma sono 15 euro a notte. Dovremo star fuori almeno due mesi, come faccio?».

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