Povero e indifeso: piange il ceto medio

In città le Vincenziane assistono il 50% in più di famiglie. In difficoltà soprattutto le mamme

Qui Como, abbiamo un problema. Un nuovo problema: il ceto medio che perde il benessere costruito negli anni. Basta poco, il lavoro che salta, la separazione, il mutuo in crescita, un paio di rate scadute su beni acquistati quando un grande avvenire non era dietro le spalle. Fenomeni nell’aria, fenomeni che approdano ad un’associazione antica in città, i Gruppi di Volontariato Vincenziano e di recente hanno costituito anche il Gruppo della Città Murata che, come tutti, lavora molto con le parrocchie e con i Servizi Sociali del Comune. Povertà in centro? «Nella nostra storia, un capitolo importante s’è sviluppato nel dopoguerra, quando ci chiamavano Dame di San Vincenzo - premette la presidente, Luciana Bianchi De’ Angelis - e a Como famiglie nobili erano decadute. Prima della guerra, fra beni e soldi, vivevano di rendita; si sono ritrovate con niente. Tante situazioni attuali ricordano alle nostre socie quelle di allora e l’aiuto non è fatto solo della distribuzione di generi di prima necessità o di piccole somme per portarsi alla pari con bollette arretrate e ripristinare l’energia elettrica o comprare scarpe nuove ai bambini. Accompagnamo a ritrovare un lavoro e un altro stile di vita». Un’opera nascosta e silenziosa: sono più di 100 le volontarie vincenziane, donne comasche molto brillanti che, in questi giorni, nella casa di via Primo Tatti hanno organizzato un banco vendita di cose stupende, decorazioni natalizie introvabili altrove, gioielli fatti a mano, tovaglie, gastronomia.  Il ricavato va in beneficenza, una beneficenza comasca, “nostra”, per così dire.

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