Proiettili agli assessori
Tre persone indagate

Como, due ristoratori e un romeno nei guai per l'indagine sulle minacce a Caradonna e Peverelli e sul rogo al bar Pappafico di viale Geno. Perquisizioni della polizia, ma gli indagati replicano: "Siamo innocenti"

Svolta improvvisa nell'inchiesta della procura di Como sul rogo del 25 gennaio scorso al bar Pappafico di viale Geno e sulle lettere minatorie con tanto di proiettili recapitate a casa degli assessori Diego Peverelli e Fulvio Caradonna, lo scorso febbraio. Gli agenti di squadra mobile e digos hanno fatto irruzione, martedì, nelle case dei fratelli Gaetano ed Egidio Sangiorgio, su mandato di perquisizione firmato dal pm Giuseppe Rose, senza però trovare tracce utili a collegarli agli episodi contestati. Pesanti le accuse: incendio, minaccia e detenzione di munizionamento da guerra. Coinvolto anche un romeno: dal suo cellulare sarebbero partiti gli sms recapitati a un telefono cellulare di un cronista del quotidiano La Provincia con i quali veniva rivendicato l'incendio al Pappafico. Dal canto loro i fratelli Sangiorgio respingono le accuse, anche se ammettono i diverbi con l'assessore Fulvio Caradonna per via del cantiere per le paratie che, da alcuni mesi, ha isolato il bar gelateria Battello di proprietà di Egidio: "Siamo quasi venuti alle mani, ma non abbiamo spedito proiettili ad alcuno".

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