"Ho provato una F.1 dell'acqua: che brividi!"

Un nostro giornalista ospite sul Catamarano del Team 800 Doctor, una barca uguale a quelle che disputano il campionato mondiale di motonautica: velocità di punta vicina ai 200 km/h

«Lei è l’ultimo della lista ed è molto fortunato: invece del normale giro da 45" davanti a Villa D’Este si farà tutto il tratto fino a Como su questo bolide perché dobbiamo riportarlo fino allo Yacht Club».
Inizia con questa comunicazione la mia avventura di prova sul catamarano del Team 800 Doctor, una barca uguale (a parte, naturalmente, il fatto che sia biposto) a quelle che disputano il Mondiale di F1: 6 metri di lunghezza, 600 kg di peso, velocità di punta vicino ai 200 km./h, spinto da un motore Mercury 2500 cc. due tempi a iniezione.
Il pilota è il tedesco Fabian Kalsow che prende posto ai comandi, assistito dagli uomini del Team, mentre al sottoscritto, sul pontile, vengono fatti indossare i regolamentari giubbetto di salvataggio e casco.
Due metri più sopra i frizzi e i lazzi di amici e colleghi: «Peccato non vedere la tua faccia quando scendi», i consigli degli esperti: «Tieni sempre il collo rigido» e la nonchalance dell’immancabile Livio Prada: «E’ la prima volta che sali su una barca così? Io l’ho fatto tante volte che neppure ricordo».
Ma ormai è fatta, non si può tornare indietro. Mi fanno cenno di salire e la prima scoperta è che queste barche non hanno un vero e proprio sedile, praticamente ci si siede sul fondo a fianco del pilota. Comunque le cinture di sicurezza ti vengono strette attorno bloccandoti e anche lo spazio, tutto sommato, non è così ridotto come sembrava dal di fuori.
Il portellone viene chiuso e all’interno viene fissato con un elastico: "beh, non è il massimo della tecnologia", penso e subito gli occhi passano al cruscotto dove, incredibile, manca il tachimetro, c’è solo il contagiri. Che delusione, volevo vedere a che velocità andavo. Ma il pilota è gentile: «Quando andiamo al massimo te lo dico».
La giornata è bellissima, il lago è calmo: bene, penso, ma subito arriva un cenno e si parte. L’accelerazione è potente, si sente proprio lo scafo vibrare, si curva e in mezzo al lago si punta verso nord, a tutta. Poi il momento più temuto, la prima virata lanciata verso sinistra e qui in effetti la forza gravitazionale si fa sentire, un’altra accelerata e il passaggio davanti al pontile puntando verso Como.
A questo punto il pilota dà un’accelerazione brusca e poi la "frenata", cioè un semplice rilascio del pedale dell’acceleratore e qui arriva il primo colpo allo stomaco: non me l’aspettavo così forte. Kaldow, sicuramente, ha capito e si volta verso di me: «Tutto ok?», «Tutto ok - rispondo - è divertente» dico mentendo spudoratamente.
E probabilmente per farmi divertire di più lo fa un’altra volta e l’effetto per lo stomaco è lo stesso. «Forse era meglio fare questo giro prima di mangiare», penso. Poi rallenta e spiega: «Ci sono onde». In effetti un battello è passato ma in lontananza. «Chissà dove vede queste onde» sto per dire, ma proprio in quel momento la F1 viene letteralmente sommersa da un’ondata che fa anche entrare qualche spruzzo d’acqua. Kaldow sorride con un «sorry». Adesso ho imparato che queste barche non sono a tenuta stagna.
Il pilota ora accelera cavalcando letteralmente l’acqua e la barca ballonzola, il ritmo è quasi piacevole e mi posso anche godere il panorama bellissimo del primo bacino del lago. Sono  passati tre-quattro minuti dalla partenza e mi accorgo che questo è forse il primo momento di relax. Infatti sento caldo e il casco, al quale non sono abituato, mi sembra un po’ stretto, ma è un attimo. Poi un’altra accelerata e una bella curva tanto per farmi risentire la forza di gravità. Questa volta non mi coglie più di sorpresa, anzi mi sento quasi un veterano della motonautica.
Ma ormai siamo arrivati e ci avviciniamo al pontile dello Yacht Club per attraccare la barca: «E’ stato molto bello» dico al pilota. «Dovresti vedere in gara» mi risponde.
Gabriele Valentini

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