"Il valore naturale di Como
non è stato sfruttato dall'impresa"

L'analisi del sistema impresa e del territorio dal direttiore del Sole 24 Ore, Ferruccio de Bortoli durante una tavola rotonda all'Unione industriale sui punti di forza e le debolezze dell'economia loale. Molti gli interventi degli imprenditori lariani. Spesso con qualche spunto critico sulla situazione locale.

Como - «Como può affrontare le sfide del futuro. Superate le difficoltà, sta vivendo una primavera positiva grazie ad una rinata voglia di fare e di innovare, che si era appannata».
E’ un messaggio di ottimismo quello lanciato dal direttore de il Sole24Ore,  Ferruccio de Bortoli, moderatore di una tavola rotonda sul futuro economico del sistema industriale comasco, organizzata dal quotidiano economico, all’Unione industriali. Presenti le massime autorità e un folto pubblico di imprenditori tessili.
Focus dunque sui punti di forza e debolezza del distretto, dopo una lunga e difficile crisi che ha dimezzato il tessuto produttivo.
«Adesso è giunto il momento di passare dalla paura alla speranza - ha detto de Bortoli -. Bisogna puntare su un’innovazione continua, un servizio ritagliato a modello del cliente, un marchio forte in grado di identificare le produzioni lariane. Como è nota in tutto il mondo per le sue incomparabili bellezze, bisogna usare la sua fama per trasformare il brand naturale in marchio industriale».
L’incontro si è poi incentrato sulle testimonianze di giovani e dinamici imprenditori, che con coraggio hanno trasformato il dna di aziende familiari, rimaste per anni ancorate allo stesso modello produttivo e commerciale.
Tra questi Aurelio Fassi, amministratore delegato della Mectex, esemplare case history di un’azienda tessile in prima fila nell’applicazione di ricerca e scelte innovative. Da tessitura tradizionale, l’azienda di Erba è diventata leader nei tessuti hi-tech fornendo speciali tute alla Ferrari. Ha tra l’altro  messo a punto un avveniristico costume per il campione di nuoto Michael Phelps. Attualmente fattura 12 milioni di euro con 75 dipendenti. «Tutto quanto è frutto di una rivoluzionaria spinta innovativa - ha spiegato l’imprenditore -. Oggi si deve continuamente investire nel nuovo, in tempi velocissimi, senza soste, le pause sono pericolose».
Sulla stessa lunghezza d’onda Michele Viganò, amministratore delegato delle Seterie Argenti, altra azienda che ha cambiato pelle. Con i nuovi telai a getto d’inchiostro riesce a consegnare in un giorno quello che prima si faceva in due settimane. Il fatturato è così salito a 25 milioni di euro, con una settantina di addetti.
«Il nostro è un mix vincente di tradizione e innovazione - ha detto Viganò -. Molti altri sono rimasti fermi, invece bisogna continuare a correre. E soprattutto investire nelle giovani promesse. Abbiamo coltivato negli anni le più prestigiose griffes, sarebbe una beffa farci portar via dai cinesi i futuri designer. Ai quali va però spiegato quel dna stilistico e tecnico che appartiene solo a noi e nessuno ci potrà mai copiare».
E su Como-calamita di cervelli ha insistito anche Franco Mercalli, direttore del Centro di Cultura Scientifica Alessandro Volta.
«Guardiamo alla California, che ogni anno attira talenti e investimenti. Como non ha nulla da invidiare, tranne una certa ritrosia al cambiamento. C’è una certa tendenza ad adagiarsi, a tirare il fiato».
Colpa anche dell’inefficienza del Paese, e della latitanza del pubblico. «A livello nazionale e locale la politica non offre un esempio esaltante - si è lascito andare senza mezzi termini Leo Miglio, direttore del Centro Interuniversitario L-Ness -. Le imprese sono state lasciate sole ad affrontare i problemi della globalizzazione. Adesso qualcosa però si sta muovendo nel territorio: sta nascendo un polo di ricerca- formazione. Fondamentale per il turn over di  risorse».
«E’ indispensabile avviare un nuovo dialogo tra amministratori e industriali - ha chiuso il direttore de Bortoli- La tenuta di Como è legata anche a un mutato atteggiamento,   teso nel segno dello sviluppo  a far sistema».
Serena Brivio

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