"No al reato di clandestinità"
Il premier frena, l'ira della Lega

Berlusconi chiude le porte all'introduzione del reato di clandestinità.Teme che le carceri possano scoppiare e quindi vira verso l'aggravante. Ma la Lega non ci sta. Il ministro Maroni si dice sorpreso, nella Lega montano le proteste

Un passo indietro e con la Lega cominciano i primi problemi per Silvio Berlusconi. Lo stesso premier ne è ben conscio, ma all'incontro con Sarkozy ha detto di ritenere che l'immigrazione clandestina sia un'aggravante e non un reato. Cosa che invece vuole la Lega e insierita nel disegno di legge del governo.
Berlusconi si è espresso così perché ha una preoccupazione: l'introduzione del reato di immigrazione clandestina rischia di far esplodere le carceri, che sono già strapiene, senza peraltro risolvere il problema. Inoltre, bisogna tutelare anche chi, in perfetta buona fede, viene in Italia in cerca di lavoro.
Il presidente del Consiglio si è limitato a rendere pubblici dubbi e preoccupazioni che in privato aveva espresso da tempo. "Personalmente - ha spiegato il premier durante la conferenza stampa congiunta con il presidente francese Nicolas Sarkozy - penso che non si possa perseguire qualcuno per la permanenza non regolare nel nostro Paese condannandolo con una pena, ma questa può essere una aggravante se commette un reato".
Parole che hanno lasciato "sorpreso" il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ha conferma di non voler cambiare posizione in materia: "Ritengo che sia utile introdurre il reato di immigrazione clandestina". Ma l'idea di trasformare l'ingresso clandestino in reato non è mai piaciuta a Berlusconi, che non ha mai nascosto i suoi forti dubbi. E nel Pdl più di un parlamentare sottolinea come non si saprebbe dove mettere i clandestini, visto che le carceri sono già al limite e inoltre non si potrebbero mandare in galera i più disperati, che vengono in buona fede in Italia per cercare un lavoro.
Secondo il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, da parte del governo "non c'è nessun intendimento di perseguire l'immigrato che cerca accoglienza e lavoro", ma semmai "la volontà di perseguire i clandestini che vengono in Italia per delinquere".
Anche per questo, riferiscono fonti del Pdl, Berlusconi aveva chiesto e ottenuto dalla Lega (anche giocando di sponda con il Quirinale) di inserire il reato nel disegno di legge e non nel decreto, dove si parla invece si aggravante nel caso in cui si commettano reati.
Ora queste perplessità sono emerse con chiarezza, anche a causa - si spiega in ambienti parlamentari del Pdl - della necessità di rispondere alle prese di posizione venute da rappresentanti dell'Onu e del Vaticano, oltre che alla contingenza con i diversi impegni internazionali che il presidente del Consiglio sta avendo in questi giorni. Circostanze che hanno reso inevitabile abbassare i toni della polemica. 
Però la questione ha messo il premier di traverso rispetto all'alleanza con la Lega, ma nel Pdl si confida che un compromesso alla fine si troverà. E lo stesso Berlusconi ritiene che la via di mezzo sia la migliore, tanto più che l'obiettivo è trovare una linea comune anche con gli altri Paesi europei.

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