Rapina sull’Autolaghi, spunta un alibi
«Sono un ladro ma sull’A9 non c’ero»

Dinardi, imputato per l’assalto di Turate ai portavalori, si difende davanti ai giudici. E dopo due anni di silenzio una donna rivela: «Quella mattina era a letto con me»

Il colpo di scena, il processo a carico di Giuseppe Dinardi, l’uomo accusato di aver fatto parte del commando che mise a ferro e fuoco l’Autolaghi per impossessarsi di 10 milioni di lingotti d’oro, se lo riserva per la fine dell’ultima udienza prima delle conclusioni. Sul banco dei testimoni si siede un’amica dell’imputato. Che, rispondendo alle domande dell’avvocato difensore, rivela: «Dinardi dormiva con me, la mattina della rapina. Abbiamo dormito assieme tutta la notte. Poi siamo scesi assieme al bar e lì, guardando la televisione, abbiamo visto cos’era successo sull’autostrada».

Et voilà la testimonianza che, se la donna sarà ritenuta credibile dal Tribunale, potrebbe trasformarsi in un alibi per Dinardi.Ma perché aspettare così tanto per raccontare un retroscena tanto importante?

Il pm Antonio Nalesso lo chiede ad alta voce: «Ma lei, in questi due anni in cui Dinardi era in carcere, non ha mai sentito l’esigenza di dirlo a qualcuno che era con lei quel giorno?». Risposta: «Aspettavo questo momento».

LEGGETE l’ampio servizio

su LA PROVINCIA di GIOVEDÌ 7 maggio 2015

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