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Mercoledì 01 Ottobre 2008
Riforma contratti, è rottura
Confindustria firma senza Cgil
Firma separata in casa sindacale sulla riforma dei contratti. L'accordo raggiunto con Confindustria vede infatti favorevoli Cisl e Uil ma non la Cgil che ha rotto il contronto e ha abbandonato il tavolo. Dura Marcegaglia: basta con questi veti
Basta veti. Confindustria ha fatto il possibile per venire incontro alle richieste dei sindacati sulla riforma del modello contrattuale e - se la Cgil continuerà con i suoi 'nò - non esclude la possibilità di un accordo separato solo con Cisl e Uil, come accadde nel luglio del 2002 con il Patto per l'Italia.
Dopo settimane di tentativi, inviti ed auspici, Emma Marcegaglia va all'attacco del sindacato di Guglielmo Epifani, che, ancora una volta, ha bocciato senza appello la proposta di riforma messa sul tavolo dagli industriali, non lasciando alcun margine di manovra alla trattativa. «Valutiamo l'ipotesi di una firma senza la Cgil», ha scandito il presidente degli imprenditori al termine dell'incontro avuto con i tre segretari generali. Confindustria ha dato prova di «aperture importanti, apprezzate da Cisl e Uil», ha modificato alcuni punti della sua proposta di riforma, ha recepito alcune osservazioni dei sindacati, ma la Cgil ha continuato a dirsi contraria, puntando «al ritorno, inaccettabile, alla scala mobile». A questo punto, ha precisato, «non ci facciamo porre veti da nessuno».
Agli industriali non è andata giù la posizione di totale chiusura assunta dal sindacato al termine del direttivo di ieri, prima dell'incontro odierno. E non va giù che la Cgil non accetti «alcun tipo di regola» nella contrattazione. «Vuole il far west, dove vale tutto e si contratta su tutto a tutti i livelli», ha sottolineato il leader di Confindustria.
Un'accusa respinta però immediatamente al mittente: «siamo noi a voler evitare il far west - ha risposto Epifani - insistendo perchè sia difeso il modello contrattuale universale. Quanto alla scala mobile, è una pura invenzione sostenere che vorremmo ripristinarla. Vogliamo però evitare che, come prevede la proposta di Confindustria, siano solo i lavoratori a pagare gli effetti dell'inflazione importata». Il timore della Cgil è infatti che il lavoratore, già colpito dai rincari di benzina e bollette, si veda decurtato lo stipendio proprio della componente energetica: «così paga due volte».
«Per noi la trattativa è finita», ha annunciato quindi Epifani, precisando però allo stesso tempo che «fino all'ultimo» la Cgil non si alzerà dal tavolo. Nessuna intenzione dunque di replicare il copione di quattro anni fa, quando allo stesso tavolo di riforma con l'allora presidente di Confindustria Montezemolo rimasero solo Pezzotta e Angeletti.
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