Scrive il papà di Asia:
"Ora sono nel baratro"

Toccante lettera a La Provincia del padre della bimba schiacciata dal cancello. "Roberto, coraggio...": le parole di conforto del direttore Gandola. Sabato 12 alle 15 i funerali

Sono il padre di quella dolcissima bambina che aveva compiuto i suoi 2 anni il 27 maggio con una grande festa. Mi aspettava tutte le sera dopo il lavoro, mi veniva incontro per farsi prendere in braccio e con quelle poche parole che diceva mi raccontava cosa aveva fatto.
Volete avere notizie per fare cronaca ma non entrate nella mente di un genitore con un dramma profondo che deve colmare, il dramma di non poterla salutare come quando andava a letto verso le nove, con il suo biberon in bocca e con l’altra manina a farti «ciao, ciao», e magari dopo  mezz’ora andare da lei e sgridarla, come scherzo che facevamo tutte le sere. E poi «dormi, chiudi gli occhi» e lei con quel visino solare li socchiudeva con un sorriso che ti dava la forza per affrontare tutti i problemi.
Quando mia moglie lavorava il sabato mattina o domenica, lei si svegliava prima di suo fratellino e per scherzo andavamo sul lettino di lui a svegliarlo saltando e così facendo scendevamo in cucina, facendo il nostro ballo inventato da loro due.
Mi scrivete «bambina schiacciata, il dramma del padre», ma non siete dentro la notizia, perché non scrivete che oltre al dramma c’è la beffa della procura: alle 15,50 fanno l’autopsia e loro alle 15,30 chiudono gli uffici. Queste sono le cose che dovreste scrivere. Uffici che chiudono senza rispetto verso i genitori, non capendo il dramma, ma solo l’orario. Fossero puntuali come in questo caso andremmo tutti bene, invece... Abbiamo trovato persone come quelli delle pompe funebri Lagori che si sono interessate accanitamente per poter dare una sepoltura sabato a mia figlia.
Sabato (oggi, NdR) sarebbe stato il giorno in cui mia figlia, con suo fratello, avrebbe giocato in spiaggia con la sabbia. Invece, la devo sotterrare.
Non sono del vostro mestiere e le parole che mi escono sono di sola rabbia verso quelli che aspettano di intervistarci senza capire che avrei venduto la mia anima per i miei figli. Invece mi sono costati cari quei 3 minuti per rientrare in casa a preparare la pizzetta di cui Asia andava ghiotta. Il mondo mi ha dilaniato sollevando quel cancello che non aveva peso per me. Sollevando mia figlia da terra, mentre mi sputava sangue, ho urlato «aiuto» e i miei vicini sono arrivati. La bambina sputava sempre più sangue e non poteva nemmeno dirmi «Papà, aiuto». Avrei dato tutto per salvarla e invece mi sono trovato in un baratro. Con lei al nostro fianco avrei ricostruito tutto. Ora, cosa faccio?
Roberto Borghi


Signor Roberto,  oggi è sabato, proprio il giorno in cui la sua piccola Asia avrebbe giocato per la prima volta in spiaggia con suo fratello. E avrebbe fatto filtrare la sabbia tra le sue manine chiedendosi come può essere così fine. E avrebbe toccato l’acqua del mare con un pizzico di apprensione, subito scacciata dal gioco che i bimbi adorano più di ogni altro: saltare sulle onde tenuti per mano <+G_TONDO>(...) dalla mamma e dal papà, come su un’altalena naturale. Allora ridono e ci guardano. E noi scopriamo ogni volta, in quel sorriso e in quello sguardo, il senso intimo della nostra esistenza in vita. Questo per dirle, Roberto, che oggi lei non è solo. Che oggi lei non piange da solo.
«Dormi, chiudi gli occhi», le sussurrava ogni sera. E parlandole, e poi accarezzandola mentre prendeva sonno, aveva la sensazione che la fatica svanisse; che una giornata trascorsa a piallare, a lavorare il legno, a montare scaffali, a costruire con mani solide un futuro per tutti voi, diventasse improvvisamente leggera. E’ la forza dei bambini, è la meravigliosa e invisibile sintonia che c’è fra il respiro regolare di un cucciolo che dorme e il mondo che lo circonda. In una parola, è l’armonìa. Questo per ribadirle, Roberto, che oggi lei non è solo. Che oggi lei non piange da solo. Perché tutti noi, mamme e papà che leggiamo, intuiamo il peso che lei avverte sulle spalle. E sentiamo scorrere, nel silenzio di un attimo, una lacrima.
Mi creda, la tragedia che ha colpito la sua famiglia non è soltanto una notizia. E’ innanzitutto un dramma che tutti noi dobbiamo condividere e rispettare. E lo facciamo nell’unico modo possibile per chi ha il compito d’informare: scrivendone con la delicatezza e la serietà che ci appartengono.
Poi, l’elaborazione di quello strazio e di quella maledetta fatalità sarà compito suo e dei suoi cari. Un percorso privato su un impervio viottolo di montagna. Con rocce, spuntoni e precipizi a un millimetro.  Un cammino sul quale tutti noi dovremo far cadere un velo di silenzio. Con la piccola Asia che sorride al suo papà dal paradiso dei bambini l’impresa potrebbe non essere così tremenda. Non riesco a dirle altro, un giornalista è piccolo e inutile di fronte all’immane forza di una tragedia. E davanti alla potenza semplice e disarmante di una lettera come la sua, che dice tutto dell’amore e della disperazione.
Asia è dentro questa lettera, con i suoi riccioli e il suo biberon. Roberto, se stanotte lei avrà freddo, sappia che non è solo. Le sue parole sono qui, nel cuore di questo vostro giornale. Le rileggeremo, le terremo sul comodino. Oggi un paese, una valle, un lago, una città, una provincia piangono con lei.
Giorgio Gandola

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