Scuola, precari comaschi all’attacco
Ricorso alla giustizia europea

Settanta lavoratori a termine alla Corte del Lussemburgo: fateci assumere

Potrebbe partire da Como una nuova occasione di attrito tra Europa e governo italiano, già ai ferri corti per il nodo stranieri. L’immigrazione non c’entra nulla, in questo caso. Ma pur sempre di diritti si parla: quelli dei precari della scuola. Dopo che il giudice del lavoro, Beniamino Fargnoli, ha respinto la "class action" (più propriamente un ricorso collettivo) di insegnanti, personale tecnico e amministrativo che chiedevano di tramutare in indeterminato il loro contratto a termine, ora il piccolo esercito di precari - rappresentati dall’avvocato comasco Elisabetta Di Matteo - ha deciso di rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea di Strasburgo.
Un’iniziativa clamorosa, ma non inedita: alcuni anni fa diciotto lavoratori greci, costretti a stipulare solo contratti a termine con lo Stato senza alcuna prospettiva di diventare dipendenti pubblici, avevano vinto il loro ricorso regalando ai colleghi del resto dell’Unione un precedente importante. E proprio su quel precedente punteranno anche i precari della scuola (quindici impiegati amministrativi, tredici insegnanti e quaranta collaboratori scolastici in forza dalle materne alle superiori di Como e provincia), forti della sentenza che impone agli stati membri di adeguarsi a una direttiva dell’Ue che bolla come «abusiva» la successione di contratti a tempo determinato.
Il giudice del lavoro di Como, nei mesi scorsi, aveva respinto le richieste dei precari (tutti con almeno tre incarichi a termine alle spalle) sottolineando come le norme che proibiscono il ripetersi di incarichi a tempo nel settore privato, non si applicano nel pubblico impiego. «In realtà - sottolinea l’avvocato Di Matteo - la normativa comunitaria sottolinea il principio di non discriminazione e della parità di trattamento, quindi situazioni simili non possono essere trattate in maniera diversa».
Qualora la Corte di Giustizia Europea dovesse accogliere il ricorso tutto comasco, per l’Italia e il mondo del precariato nel pubblico impiego si aprirebbe uno spiraglio clamoroso: il diritto a essere assunti a tempo indeterminato al raggiungimento del terzo anno di contratto a termine.

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