Scuola, pugno duro di Maroni:
denuncia per chi occupa le aule

Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ricorre alla forza contro chi protesta per la riforma Gelmini della scuola. Maroni ha infatti annunciato che chi occupa scuole e aule e non consente di seguire le lezioni a chi vuole verrà denunciato.

Avviso agli occupanti di tutte le scuole d'Italia: chi impedisce agli altri di studiare sarà denunciato. Dopo giorni di cortei, proteste, scontri e occupazioni contro il decreto Gelmini, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, annuncia la linea dura, attirandosi le critiche dell'opposizione e degli studenti.
«Finora - spiega il ministro - il fenomeno delle occupazioni rientra in manifestazioni fisiologiche di dissenso, la continuità didattica è garantita». Ma per evitare il dilagare degli istituti autogestiti dai ragazzi, la scelta è quella di inasprire la risposta: per chi occupa abusivamente scuole e università, scatterà così la denuncia. L'obiettivo sarebbe quello di colpire i leader della protesta - persone ben conosciute, spesso 'veteranì delle occupazioni - in maniera da frenare l'effetto-valanga in corso.
Sistemati gli occupanti, il ministro ridimensiona la manifestazione di oggi a Roma per lo sciopero della scuola. «Ho letto - fa sapere - che a Roma ci sarebbe stato un milione di persone. Purtroppo c'è il vezzo di moltiplicare per dieci le cifre reali, anche se 100mila persone sono comunque tante». E comunque, aggiunge, «abbiamo monitorato e gestito in modo impeccabile le manifestazioni». Con ciò assolvendo le forze dell'ordine messe sotto accusa dall'opposizione per gli scontri di ieri a piazza Navona. Sulla vicenda sarà comunque il sottosegretario all'Interno, Francesco Nitto Palma, a riferire domani mattina alla Camera.
La linea del Viminale su come gestire le fibrillazioni studentesche era stata messa a punto in una riunione lo scorso 23 ottobre: niente sgomberi in scuole o università, a meno che non siano richieste da presidi e rettori e fermezza contro chi intende far degenerare la protesta. Nel frattempo, però, le occupazioni e le manifestazioni sono dilagate ed il premier Berlusconi ieri si è lamentato: «siamo stati di manica larga». Ed oggi il ministro dell'Interno ha annunciato il pugno di ferro.
Pugno di ferro che, naturalmente, non è piaciuto nè agli studenti - di destra e di sinistra - nè all'opposizione. Per Pina Picierno, ministro ombra delle Politiche Giovanili, «sarebbe veramente inaccettabile se le parole del ministro Maroni avessero un intento intimidatorio allo scopo di scoraggiare la grande e pacifica protesta in corso». Secondo Massimo Donadi (Idv) «non è con il manganello o con le denunce che il Governo può affrontare la contestazione». La Rete degli studenti si dice «indignata»: un ministro della Repubblica, osserva, «dà la precedenza a denunciare le proteste pacifiche, piuttosto che preoccuparsi degli agitatori che si infiltrano nei cortei con spranghe, coltelli da 15 centimetri e catene, come è successo ieri a Roma, come è avvenuto questo pomeriggio a Milano». Lotta Studentesca sfida: «Maroni ci denunci tutti, se crede di poterci fermare con la repressione: siamo in migliaia a occupare». L'Unione degli universitari (Udu) invita il ministro ad occuparsi di garantire la sicurezza all'interno delle piazze.

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