Scuole, comasche
solo una su dieci è a norma

I vigili del fuoco raccontano perché anche sul Lario troppe regole di sicurezza vengono disattese

Scuola sicura: era partita anche questa campagna a Como e provincia, ora scosse per la tragedia di Rivoli. Ma a distanza di anni, forse il 10% delle scuole ha il certificato antincendio e se gli assessori preposti sottolineano di aver investito venti - trenta milioni di euro in complesso per la sicurezza, si trovano ancora le zeppe alle porte tagliafuoco. Dovrebbero rimanere chiuse, in quanto la loro funzione è quella di dividere le aree in cui si può sviluppare il fuoco da quelle salve. O dovrebbero chiudersi automaticamente in caso d’incendio. Invece, la zeppa impedisce loro la funzione. Ma ci sono anche i campanelli d’allarme: se va via la corrente, non suonano. Dovrebbero farlo e invece non lo fanno, non sono controllati. A volte, capita che nelle scuole non si sappia neppure dov’è il registro dei controlli e anche i segnali delle vie di fuga sono nascosti perché gli studenti non li prendano di mira con qualche vandalismo.
Sono episodi raccontati dai vigili del fuoco che si recano nelle scuole  per le verifiche necessarie al rilascio dei certificati di prevenzione incendio. Il comandante Marisa Cesario, quando si insediò a Como nel febbraio 2007, aveva trovato centinaia di pratiche arretrate per scarsità di personale e aveva dato impulso all’attività, soprattutto nei luoghi collettivi, scuole ed alberghi.

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