Seveso: 32 anni dopo
bimbi ancora a rischio

I figli nati da donne che vivevano nelle aree contaminate da diossina mostrano disfunzioni tiroidee con probabilità 6,6 volte maggiore dei coetanei figli di donne non esposte

Sono trascorsi 32 anni ma il dramma diossina è come un incubo che non svanisce. Persistono ancora, infatti, rischi per la salute: i bimbi nati da donne che vivevano nelle aree contaminate da diossina mostrano disfunzioni tiroidee con probabilità 6,6 volte maggiore dei coetanei figli di donne non esposte. È quanto attesta uno studio pubblicato sulla rivista Plos Medicine da Andrea Baccarelli dell’Università di Milano.
Dalla ricerca è emersa una netta associazione tra esposizione materna a 2,3,7,8-Tetraclorodibenzo-p-diossina (Tcdd), la più pericolosa tra le diossine, classificata dall’Os come carinogeno di classe uno, ed alterazioni della funzione neonatale tiroidea in una ampia popolazione esposta dopo l’incidente di Seveso.

Era il 10 luglio del 1976 quando negli impianti chimici della Icmesa di Meda, vicino a Seveso, avvenne l’incidente che sprigionò la diossina nei comuni lombardi limitrofi. Da allora sono stati molti gli studi sugli effetti sulla salute della mostruosa nube tossica. Questo lavoro è stato condotto per vedere quelli a lungo termine sulle successive generazioni, ovvero sui figli delle donne esposte.
Gli esperti hanno coinvolto 1772 donne delle zone A e B di Seveso, le zone più contaminate (A, contaminazione molto alta; B, contaminazione alta), e 1772 donne dalla zona circostante non contaminata. «Abbiamo valutato tra il 1994-2005 i nati, in tutto 1014», riferiscono gli autori, e misurato i livelli neonatali di tireotropina ematica, un ormone tiroideo usato come parametro per capire se la tiroide funziona bene. Livelli di Tsh sono troppo elevati sono un indice di disfunzioni tiroidee che nel bambino possono portare a danni permanenti di sviluppo del corpo e del cervello. È emerso che ancora a distanza di decenni dal disastro, i bimbi delle donne della zona A hanno un rischio di 6,6 volte maggiore di disfunzioni tiroidee (alti livelli di Tsh nel sangue); anche nei bimbi di donne della zona B i livelli di Tsh sono risultati più elevati della norma anche se con valori intermedi rispetto a quelli della zona A.
I ricercatori hanno anche riesaminato i dati, disponibili solo per una parte del campione studiato (51 donne) sulla concentrazione ematica di diossina della donna al momento del parto, confrontandoli con i livelli di Tsh dei rispettivi figli.
Gli esperti hanno visto che i neonati coi livelli più alti di ormone tiroideo sono proprio i figli delle donne che al momento del parto presentavano le concentrazioni più alte di diossina nel sangue. Questa è una dimostrazione marcata del fatto che i livelli di Tsh e quindi le anomalie della tiroide nei bambini sono conseguenza diretta dell’esposizione materna, decenni prima, alla diossina.
Ciò significa che, anche a distanza di molti anni dalla contaminazione, l’esposizione materna alla Tccd produce effetti dannosi sulla salute dei bimbi, concludono gli autori; serviranno ulteriori studi prolungati nel tempo per verificare se le disfunzioni tiroidee riscontrate nei bambini saranno per loro causa di danni di sviluppo.

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